Dal primo gennaio al 31 marzo di quest’anno, in Sicilia, sono scomparse 778 imprese artigiane.
E’ questo il risultato delle 1.071 iscrizioni all’albo artigiani contro le 1.849 cancellazioni, che porta il comparto a 75.469 aziende, con un tasso di decrescita che si mantiene sostanzialmente negativo con un -1,02% , rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso -1,29%. Calo anche a livello nazionale: il comparto giù dello -0,92% (era -1.05% lo scorso anno) con 12.507 imprese che hanno chiuso i battenti.
“Ogni giorno 8,6 imprese artigiane siciliane abbassano le saracinesche per non risollevarle più – commenta Filippo Ribisi, presidente di Confartigianato Imprese Sicilia – è un arretramento del comparto che, malgrado le nostre denunce, continua a concretizzarsi ogni giorno. Questo, nonostante gli sforzi enormi degli imprenditori che lottano quotidianamente con un mercato asfittico, con una burocrazia logorante, con la mancanza di credito, con la concorrenza sleale e con una politica fiscale che di certo non li supporta”.
I dati del settore artigiano arrivano dal rapporto di UnionCamere-Movimprese, relativo al primo trimestre 2016, sulla nati-mortalità delle imprese artigiane nell’isola. A livello provinciale il segnale peggiore arriva da Enna, con un calo del -0,59% (saldo -88 imprese ovvero 215 iscrizioni e 303 cancellazioni). Seguono Caltanissetta con -0,50%, (saldo -125, con 386 iscrizioni e ben 511 cancellazioni) e anche Catania non fa meglio con -0,23% (saldo -235 imprese, con 1.640 iscrizioni e 1.875 cancellazioni). Quindi Agrigento con un dato negativo del -0,14%, un saldo di -57 imprese, 749 iscrizioni e 806 cancellazioni, Messina e Siracusa registrano pure un dato negativo del -0,10% (con un saldo di -61 imprese, 978 iscrizioni e 1.039 cessazioni) la prima, e del -0,07% la seconda (saldo -26, 632 iscrizioni e 658 cessazioni).
La provincia che soffre meno in Sicilia è Palermo con uno 0,12%, un saldo positivo di 115 imprese, 1.802 iscrizioni e 1.687 cessazioni. “Queste chiusure – conclude Ribisi – ci dicono a chiare lettere che il protrarsi della recessione sta riducendo allo stremo le imprese del terziario artigiano e l’impresa diffusa, che vivono sulla propria pelle anche il peso insostenibile dell’eccessiva pressione fiscale e del crollo dei consumi senza precedenti. Serve ora che la politica e le istituzioni tutte diano dei segnali forti per arginare questa emorragia”.
Commenta con Facebook