È una storia lunga che inizia all’indomani dell’Unità d’Italia e finisce alle soglie del 2000. Era la banca per antonomasia nell’isola, era la Sicilcassa, istituita il 21 ottobre del 1861 con il decreto del luogotenente del Re in Sicilia, generale Ignazio Genova di Pettinengo e chiusa il 5 settembre del 1997, con il decreto del ministro del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi.

Ne parla il volume “Storia del commissariamento e della liquidazione della Sicilcassa”, scritto da Achille Gattuccio e pubblicato da Edity. Il libro, presentato stamattina nella sala cinema del Don Bosco Ranchibile di Palermo, ripercorre a distanza di più di vent’anni e in modo analitico, il percorso che condusse alla liquidazione amministrativa coatta  della seconda banca siciliana. L’autore dal 1975, da quando fu assunto per concorso nell’istituto di credito, ha vissuto molto intensamente la vita aziendale in considerazione di tutti gli incarichi che nel tempo gli sono stati conferiti.

Nel libro, attraverso la cronaca della sua esperienza lavorativa, Gattuccio racconta di riflesso una significativa componente dell’attività della Sicilcassa sino al momento della cessazione operativa ed alle fasi successive conclusasi con la sentenza della Cassazione. È un libro che attraversa e penetra nella storia della Sicilia, in anni di cambiamenti politici nazionali e di riflessioni sui rapporti tra il sistema politico e quello economico e bancario. Gattuccio trae spunto dalla sentenza della Corte di Appello di Palermo del 31 maggio 2017, confermata dalla Corte di Cassazione il 22 febbraio 2018, relativa alla sentenza contro ex amministratori ed ex dirigenti della Sicilcassa, per ripercorrere gli ultimi anni di operatività della banca.

E nell’analizzare questa storia, l’autore osserva come anche a distanza di anni permangano opacità sulle effettive cause del tracollo di una banca tanto radicata nell’economia siciliana da riscuotere fiducia anche nella fase del commissariamento che anticipò la liquidazione. Ombre che, come emerge nel libro, neanche la sentenza della Cassazione sarebbe riuscita a diradare. Il volume è provocatorio e ancora attuale, ampiamente documentato essendo stato scritto da un insider, da un testimone diretto di quegli anni.

“La raccolta del risparmio non dava nessun problema, perché l’affidabilità della Cassa di Risparmio era superiore a quella di qualsiasi altra banca e dello stesso risparmio postale : i depositi nel libretti a risparmio non erano soggetti a prescrizione , quindi rimborsabili con gli interessi in qualsiasi momento,anche a distanza di decenni”. Così scrive l’autore per dimostrare la particolare empatia tra la Cassa di Risparmio e il cliente e in tempi come questi in cui si è fortemente incrinato il rapporto di fiducia fra utente e istituto di credito, vale la pena leggere una pagina di storia del sistema bancario non solo siciliano ma anche italiano.