E’ arrivato di buonora al tribunale di Termini Imerese il sindaco di Bagheria Patrizio Cinque, raggiunto nei giorni scorsi da un ordine restrittivo della libertà che gli impone l’obbligo di firma nell’ambito di una inchiesta sugli appalti per la raccolta dei rifiuti a Bagheria e sull’abusivismo edilizio nel territorio di cui è primo cittadino.

Cinque è indagato insieme a funzionari comunali e a varie altre persone è la notizia ha fatto scalpore anche per la sua presunta frase siulle indagini ad orologeria, frase che lui stesso ha smentito di aver mai pronunciato nella medesima giornata della sua diffusione. Inevitabile la dura polemica politica che ne è seguita. 

“Sono sereno – ha detto ai cronisti entrando a palazzo di Giustizia – risponderò a tutte le domande dei magistrati e sono certo di chiarire la mia posizione e i motivi delle scelte adottate”.

L’incontro con i magistrati è durato due ore circa. “Sono stato io a spingere mio cognato ad autodenunciarsi per l’immobile abusivo. Quindi quando ho saputo che l’autodenuncia, poi rivelatasi falsa, era stata presentata, gliene ho parlato, certo che avesse seguito il mio consiglio. Non potevo immaginare che la firma sotto l’esposto non fosse sua”. Nega qualunque rivelazione del segreto d’ufficio.

“Dovevano essere convocate otto persone e serviva il tempo per riunirle tutte”, ha spiegato. L’immobile abusivo, una palazzina con diversi appartamenti, comunque è stata dichiarata abusiva ed è stata, dopo l’ordine di demolizione del Comune, acquisita al patrimonio del Comune stesso. Resta da capire chi firmò l’autodenuncia per far scoppiare il caso.

“Ribadisco quel che dissi all’assessore, ci vuole proporzionalità. Non si può dare una multa di 20mila euro a chi ha costruito una verandina abusiva equiparandolo a chi edifica in zona vincolata”. dice riferendosi alla sua conversazione con un assessore, intercettata nell’ambito dell’indagine

“Il fenomeno va storicizzato e contestualizzato – spiega – e poi un politico deve comprendere i problemi reali. Non siamo più negli anni dei grossi abusi”. “La Mannino dovrebbe occuparsi delle vicende che, mi dicono, riguardano alcuni suoi familiari”, conclude. ù

Il sindaco di Bagheria tracciando un bilancio dell’incontro con il magistrato ha detto”Abbiamo fornito un quadro più ampio della vicenda che si basa solo sulla denuncia di una dirigente, guarda caso sottoposta a procedimento disciplinare”. ”L’ipotesi di reato è comunque uscita fortemente ridimensionata dalla misura del gip che ha escluso il reato di turbativa d’asta. Da ottobre peraltro, finita l’emergenza, il servizio è gestito direttamente dal Comune”.

Al termine dell’interrogatorio i suoi avvocati, Vincenza Scardina e Antonio Di Lorenzo, hanno chiesto la revoca della misura cautelare. A Cinque viene contestato dai pm, tra l’altro, l’avere fatto pressioni sull’ex commissario della città metropolitana, Manlio Munafò, anche lui indagato, perché il palazzetto sportivo di Bagheria fosse affidato in partnership al comune e all’associazione Nuova Aquila Palermo. La procura ha parlato di accordo collusivo tra Cinque e il presidente della società Salvatore Rappa, pure lui indagato. Attraverso una corposa documentazione e anche annunciando la possibilità di produrre testimonianze, Cinque ha negato qualunque intenzione di gestire la struttura con Nuova Aquila Palermo, anzi ha dimostrato di avere più volte negli anni chiesto l’affidamento del palazzetto ai comuni con Bagheria capofila e non ai privati. Tanto da aver presentato la busta per la manifestazione di interesse fuori termine. E comunque nessun bando di gara è stato mai fatto, ha sostenuto.

Nel frattempo Cinque si è autosospeso dal movimento anche se non certo dalla carica di sindaco

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