A chi non piace tornare a casa la sera e trovare qualcuno disposto ad abbracciarti, con cui cenare e scambiarsi coccole sul divano dopo una intensa giornata di lavoro? Per molti, tutto questo, è un sogno. Stiamo parlando dei single, ovvero di chi non ha al proprio fianco una persona con cui condividere la vita, progettare il futuro, fare l’amore.

La ‘singletudine’, può essere però una condizione transitoria (in attesa che arrivi la persona da amare essendone ricambiati), definitiva (solo relazioni mordi e fuggi, meglio ancora se consumate nello spazio di una notte di sesso) o uno stile di vita. Esiste infatti anche chi sta bene da solo, e non è disposto, per alcun motivo, a scendere a quei piccoli compromessi necessari nella vita di coppia (tipo il tubetto del dentifricio lasciato aperto o i calzini sporchi sparsi per la casa piuttosto che ordinatamente posti nel cesto della roba da lavare).

Sui single le ipotesi, le battute (come quella famosa della comica Geppi Cucciari “Se pure Dio è single ci sarà un motivo” o la ancora più nota “sono single ma per scelta degli altri”) si sprecano, così come ‘i rimedi’. Non a caso il web è un proliferare di siti di incontri, i locali propongono sempre più frequentemente gli speed date (serate in cui si va per conoscere altri single in un tempo stabilito, passando da una presentazione all’altra) e persino le agenzie di viaggio si sono attrezzate arrivando a proporre le crociere per single, molti dei quali fantasticano di trovarsi a bordo di una vera e propria ‘love boat’ come nel celebre telefilm.

Essere single è anche una prospettiva temuta da molti, soprattutto le donne, non di rado apostrofate con il termine ‘zitella’. Nell’immaginario collettivo la zitella è poi per definizione ‘acida’, una donna frustrata, forse anche incapace di sorridere, che scarica sugli altri con fare bacchettone il peso della propria insoddisfazione, dell’inappagamento, soprattutto affettivo e sessuale.

In effetti, non tutti lasciano vivere i single in pace. Alzi la mano chi non ha mai avuto un parente, anche di remotissimo grado, pronto a chiedergli: “Ma tu, quando metterai su famiglia?”. Insomma, la ‘singletudine’ è un vero e proprio fenomeno sociale al quale ha deciso di dedicare attenzione anche l’Oms in un modo che sta già creando scalpore.
Il fine però e nobile, e quindi va spiegato per bene.

L’organizzazione mondiale della Sanità, infatti, potrebbe presto includere nella categoria degli “infertili” tutte le persone che non hanno un partner sessuale. Una decisione controversa, ma anche che permetterebbe di dare a tutti, donne e uomini single eterosessuali o omosessuali, la possibilità di ricorrere a trattamenti di fecondazione in vitro, fornendogli, dunque, le stesse opportunità che hanno le persone sposate o in coppia.

Secondo l’Oms l’infertilità è da classificare come handicap, o ‘disability’, come scritto nel testo originale in inglese.
Quindi l’Oms considera disabile chiunque sia infertile o non sia riuscito ad avere una gravidanza dopo 12 mesi di sesso non protetto. Ma non solo: anche chi non ha o non riesce a trovare un partner sessuale (e quindi non ha rapporti e, di conseguenza, non ha possibilità di concepire) potrebbe essere considerato disabile. Il dottor David Adamson, uno degli autori della nuova categorizzazione, ha spiegato che la definizione di infertilità è stata riscritta per essere più inclusiva e per dare a tutti gli individui il diritto ad avere una famiglia, quindi anche a coloro che non hanno relazioni sessuali.

In Italia molte cose potrebbero cambiare: finora i requisiti per accedere alla fecondazione assistita nel nostro Paese sono stati piuttosto restrittivi, ovvero è permessa solo a coppie coniugate o conviventi affette da patologie accertate e irremovibili che impediscono la procreazione naturale. I single non possono accedervi e nemmeno le persone omosessuali . Mentre gli uomini si rivolgono a madri surrogate, le donne devono comunque andare all’estero nei centri di procreazione e ‘scegliere’ il seme di un donatore con il quale verranno fecondate.

Un modello che l’OMS vuole superare. Certo, le critiche a seguire saranno feroci. Anche perché si spera che il partner si continui a scegliere soprattutto per amore e non certo perché il tanto famigerato ‘orologio biologico’ (ma poi, cos’è esattamente?) con il suo continuo tic tac ti ricordi di procreare prima che sia troppo tardi.