Mentre quattro Regioni che fanno parte del Bacino Padano, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, hanno firmato un accordo con il Ministero dell’Ambiente per vietare la circolazione dei veicoli Euro 4 diesel, che contribuiscono fortemente ai cambiamenti climatici, al fine di ridurre l’inquinamento atmosferico, in Sicilia non si affaccia nemmeno all’orizzonte alcuna misura per tutelare la qualità dell’aria. Lo denuncia Legambiente Sicilia.
Eppure nelle grandi città come Palermo, Catania, Messina e Siracusa le centraline di rilevamento dell’Arpa registrano spesso sforamenti dei limiti.
Le ordinanze del bacino padano che prevedevano il blocco per le auto più inquinanti erano in programma dal 1°ottobre, ma a causa dell’emergenza sanitaria in corso hanno subito uno slittamento a gennaio 2021 e mirano a ridurre l’inquinamento e dimostrare a Bruxelles l’impegno italiano nell’evitare di pagare le considerevoli sanzioni legate alla scarsa qualità dell’aria respirata nelle nostre città.
L’inquinamento causato da un Euro 4 diesel è allarmante. Le emissioni di ossidi d’azoto (NOx), inquinanti chiave dei diesel in città e precursori del particolato PM10 provenienti da una sola auto a gasolio Euro 4 sono comparabili a quelli di 7 diesel più recenti (con omologazione 2020) o a 20 auto a benzina nuove. Non va meglio con le auto diesel Euro 5, protagoniste dello scandalo sulle emissioni “Dieselgate”, che saranno le prossime a non dover più circolare nelle nostre città. Per questo, chi compra oggi un’auto a combustione (diesel o benzina), anche quelle recentemente incentivate dal governo (sotto i 135 grammi di CO2/km), è utile che metta nel conto che tra una decina d’anni non potrà più circolare in città, come succede oggi con gli Euro 4, che erano stati fortemente incentivati nel 2007.
La connessione fra inquinamento atmosferico e mortalità ha mosso un grande passo avanti da quando il mese scorso un tribunale inglese ha emesso una sentenza storica, riconoscendo lo smog come concausa della morte di Ella Kissi-Debrah, una bambina di 9 anni, scomparsa nel 2013 in seguito all’ennesimo attacco d’asma. Una sentenza che potrebbe portare nei prossimi anni diverse azioni legali contro il decisore pubblico di quei territori dove i limiti non vengano rispettati.
“Anche dall’ultimo rapporto Mal’Aria di Legambiente, lanciato lo scorso ottobre, è emerso chiaramente – sottolinea Gianfranco Zanna presidente Legambiente Sicilia – come non solo le città della Padania ma ben l’85% delle città capoluogo in Italia non ha rispettato i limiti suggeriti dall’OMS per quanto riguarda le polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) e le emissioni di ossidi di azoto (NO2) tra il 2014 e 2018. E allora, grazie a queste ordinanze regionali ad esempio a Milano, con un parco di 753.387 veicoli, da gennaio si dovranno fermare 51.897 auto e furgoni diesel Euro 4, da aggiungere ai 82.983 veicoli Euro 0 e ai 43.039 diesel Euro 1, 2 e 3, già fermi dal 1° ottobre scorso, corrispondenti al del 7% circa del circolante in città. A Torino i veicoli circolanti sono 603.821, e di questi, l’8% rimarrà fermo dall’inizio del blocco (49.074 veicoli), da sommare ai 54.544 Euro 0 e ai 41.011 Euro 1, 2, e 3 fermi già dall’anno scorso. A Palermo, dove sui 420.262 veicoli circolanti 56.930 sono euro 0, 38.838 sono euro 1,2 e 3 e 53.763 sono euro 4, nessun veicolo si fermerà! Idem a Catania, dove lo sforamento dei limiti di legge già nel 2015 aveva obbligato l’Amministrazione comunale del tempo ad adottare a una misura di restrizione della circolazione per i veicoli diesel euro 0 ed euro 1, e dove in mancanza di un report del Comando di Polizia Municipale oggi non è possibile sapere se il provvedimento abbia avuto attuazione o sia rimasto inapplicato. Insomma qui in Sicilia in assenza di provvedimenti regionali respireremo “mal’aria” ancora per chissà quanto tempo”.
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