In Sicilia e in Italia si continua a morire d’amianto. I decessi collegati a questo materiale tossico sono stati nel 2015 un centinaio nell’isola, 3.000 in tutto il Paese. L’amianto peraltro, messo al bando dal 1992, continua a ricoprire tetti, anche di edifici pubblici, e a trovarsi in molti manufatti per un’estensione stimata nella regione di 50 milioni di metri quadri pari a centinaia di migliaia di tonnellate di un materiale che andrebbe individuato, rimosso e smaltito. A lanciare l’allarme è la Cgil Sicilia nella Giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro. Questo peraltro accade mentre la normativa europea impone di affrontare il problema ed esista in proposito una legge regionale del 2014 “ tanto ambiziosa negli obiettivi quanto velleitaria- ha detto Monica Genovese, della segreteria regionale del sindacato aprendo un convegno della Cgil sull’argomento- tantochè siamo ancora all’anno zero, e in queste condizioni le morti da esposizione all’amianto potrebbero anche aumentare”.
Per la Cgil la questione amianto“è una vera e propria emergenza su cui si registrano ritardi inammissibili a causa anche degli errori di una legge regionale confusa e che va modificata”. Al convegno della Cgil sono anche intervenuti la presidente della Commissione territorio e ambiente dell’Ars, Mariella Maggio e l’assessore regionale alla sanità, Baldo Gucciardi, che hanno condiviso l’allarme della Cgil e la necessità di modificare la legge regionale sull’amianto.
La legge in questione (n.10 del 2014) prevede “tempi strettissimi per le mappature, che dovrebbero essere già concluse- ha detto Francesco Cantafia, del dipartimento Salute e sicurezza della Cgil Sicilia- per le bonifiche e lo smaltimento (entro il 2017), a fronte di risorse peraltro esigue (20 milioni, quando per la sola Valle del Belice ne servono 38). Lo stato dell’arte- ha sottolineato- è che neanche le mappature sono realizzate mentre per lo smaltimento la legge prevede la costruzione di un impianto di trasformazione termica, laddove la pratica ritenuta più idonea è il conferimento in discariche adeguate disseminate sul territorio”. Qualche settimana fa la giunta regionale ha esitato il piano di riferimento, oggi nelle commissioni parlamentari, che prova a correggere alcune di quelle che la Cgil giudica “storture”.
Il sindacato chiede però “la modifica della legge di riferimento, per razionalizzare e accelerare i processi di bonifica”, ha detto Michele Pagliaro, segretario generale della Cgil Sicilia e “rendere operativa una normativa formalmente ambiziosa che si è però rivelata tutto fumo e niente arrosto”. Per la Cgil occorre dunque accelerare in primo luogo le mappature, fare partire le bonifiche e costruire le discariche. “Vanno coinvolti i comuni- ha detto Cantafia- ma non con misure penalizzanti, fornendo al contrario tempi accettabili ma certi per i piani e mettendo a disposizione le risorse adeguate”. Queste ultime per il sindacato vanno individuarte tra le risorse europee “considerando- ha detto Pagliaro- che quella delle bonifiche da amianto è una priorità”.
Il sindacato individua anche nell’informazione, una dette azioni necessarie da realizzare in favore delle popolazioni e dei lavoratori che possono essere soggetti a esposizione, anche inconsapevole. “Anche su questo la legge è carente- ha detto Pagliaro- e va modificata così come vanno introdotti percorsi di formazione per i lavoratori coinvolti”. Chieste modifiche anche per quanto riguarda la risposta in termini di sanità: la legge prevede un solo centro ad Augusta, senza aumento del budget di quella struttura laddove il sindacato chiede un intervento disseminato sul territorio. Legge dunque “da correggere e subito- per la Cgil- definendo in maniera credibile i tempi e usando appropriatamente le risorse dei fondi strutturali per raggiungere l’obiettivo della liberazione in Sicilia dall’amianto”.
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