Insistere nel percorso di inserimento della condizione di insularità e dello svantaggio che ne deriva nello statuto Autonomistico siciliano attraverso un percorso di riforma costituzionale per ridare forza ad uno statuto sotto attacco da più fronti come dimostrano anche le più recenti vicende relative all’articolo 15 ed al pronunciamento della Corte Costituzionale sull’elezione diretta negata nelle ex province.
E’ la visione dell’unione dei siciliani all’indomani del nuovo tentativo di’abbattere’ lo Statuto. Una vicenda alla quale si deve rispondere non soltanto con i ricorsi alla Corte di Giustizia Europea ma anche con atti concreti e leggi a cominciare proprio dalla vicenda dell’insularità
La norma è già incardinata. Si tratta del disegno di legge voto 199 che ha visto il via libera da parte della commissione Affari istituzionali dell’Ars esattamente una settimana fa, ovvero martedì’ scorso 17 luglio.
Ma il percorso della norma non è esattamente lineare e no segue il normale percorso di una legge. Ci vorrà del tempo perché possa essere approvato.
La norma approvata in Commissione, infatti, adesso si blocca e non può essere calendarizzata perché contestualmente l’Unione dei siciliani del Vice Presidente della Regione Gaetano Armao e di Rino Piscitello insieme al Movimento ‘Cambiano la Sicilia’ di Vincenzo Figuccia e buona parte dell’Udc prima come al prima firmataria del ddl 199 Eleonora Lo Curto, hanno proposto un referendum consultivo per dare maggiore forza alla norma.
Il referendum consultivo è uno strumento introdotto in Sicilia dal 2004 ma fino ad ora mai usato. Per indire la consultazione è necessario il voto della metà più uno dei componenti del Parlamento regionale siciliano a prescindere dalle presenze. Insomma servono 36 sì a sala d’Ercole.
Se non dovesse passare la proposta di referendum la legge riprenderebbe il suo normale iter, verrebbe approvata o bocciata. Se approvata verrebbe inviata al Parlamento nazionale come proposta di riforma rischiando di far la fine di altri ddl voto rimasti in un cassetto fino a fine legislatura. ma i proponenti contano che il percorso sia, invece quello che passa dal referendum
Dal sì del Parlamento ci sono tempi stringenti. Il governatore deve indire la consultazione referendaria entro 90 giorni ma può rinviarla fino ad un massimo di un anno nel caso siano in arrivo consultazioni elettorali alle quali il referendum possa essere accorpato.
Se, dunque, il Parlamento dice sì al referendum appare abbastanza chiaro che le elezioni a cui accorparlo sarebbero le Europee della prossima primavera. Lo scenario sperato, a questo punto, sarebbe quello di un’ampia partecipazione e di un forte consenso alla proposta di inserimento dell’insularità nello Statuto. Una eventualità che darebbe forze ‘popolare’ alla legge voto che potrebbe essere approvata rapidamente dal parlamento siciliano ed inviata a quello nazionale con tutto il peso derivante dal consenso popolare.
La legge, a quel punto, dovrebbe seguire l’iter della riforma Costituzionale ed essere approvata in doppia lettura da Camera e Senato per diventare parte integrante dello Statuto e norma di rango costituzionale.
La norma così ottenuta tornerebbe a dare forza al ‘vecchio’ (si fa per dire) e mai attuato articolo 38 dello Statuto prevedendo compensazioni dovute allo svantaggio di essere ‘isolani’ che andrebbero dalle infrastrutture alle agevolazioni sui trasporti, dalla fiscalità di vantaggio alle compensazioni per il deficit reddituale medio e così via.
Insomma la Sicilia tornerebbe ad essere centrale, a contare su uno Statuto forte e a poter trattare con Roma alla pari dopo una lunga stagione di mortificazione.
Naturalmente esiste anche lo scenario contrario: quello che i siciliani boccino tutto e si accontentino di restare nella attuale situazione per sfiducia o apatia o soltanto perché in fondo è sempre così che vanno le cose e perché in Sicilia, lo si sa, non si può far nulla ne nulla far attecchire
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