Il rapporto tra la Sicilia e Islam non si è mai interrotto. Lo ha detto Patrizia Spallino, nel corso del convegno di presentazione del progetto “Sicilia giardino, paradiso in terra”,che si è svolto nei giorni scorsi a Palazzo dei Normanni, nella sala Gialla dedicata a Piersanti Mattarella.

La tradizione islamica in Sicilia uno studio di nicchia

Per la docente universitaria ed esperta di cultura e tradizione islamica,  “Lo studio della tradizione islamica in Sicilia avviene in realtà da pochi anni, perché prima questo tipo di lavoro era un interesse di nicchia, per pochi studiosi. La scuola palermitana è sempre stata molto importante ma come  studio di nicchia solo pochi accedevano a questi studi e soprattutto rimaneva un tipo di conoscenza e di cultura assolutamente accademica”.

Nei nostri manuali scolastici nessuno spazio alla cultura dell’Islam

Aver relegato in un nicchia questo patrimonio ha causato dei danni. Un esempio: “basta pensare che a tutt’oggi nella letteratura italiana – spiega Spallino- nei manuali anche di scuola compaiono i poeti arabi di Sicilia. Quindi, nonostante due secoli di presenza in lingua araba arabofoni che si intreccia con la lingua bizantina e con le lingue romanze, con tutto quello che è appunto quest’unico siciliano, in realtà la vera tradizione storica e culturale del mondo islamico non è ancora conosciuta. Ed è un peccato, perché, “abbiamo degli autori importanti, dai poeti importanti, un filone di grammatici e di filologi, oltre che di scienziati, e è di vari personaggi che coprono tutto lo scibile. Tutta la sapienza islamica quando arriva in un luogo si riconosce e si intreccia con la cultura locale per produce un frutto particolare, quello che noi chiamiamo l’unico in realtà.

Con l’Islam rapporto mai interrotto

Per la docente “potremmo dire l’unico inestimabile della Sicilia islamica è anche l’unico inestimabile di una Sicilia bizantina, di una Sicilia romana, di una Sicilia greca. Perché un altro dei luoghi comuni è questa visione manualistica. Arrivano gli arabi, vanno via i bizantini, arrivano, i Normanni, vanno via gli arabi. È come se fosse una questione di settori dove appunto qualcuno entra, qualcuno finisce, qualcuno scompare. E questo invece è assolutamente errato. Perché non solo nessuno se ne va ma tutti restano. Ed è questo quello che costituisce la nostra identità unica. Perché in realtà noi siamo un misto di tutto. E questa tradizione, questo rapporto con il mondo islamico in realtà non si è mai interrotto”.

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