Il tema delle sofferenze bancarie a carico di famiglie e imprese è un palla al piede per la ripartenza del paese. Se non si affronta questo nodo in maniera efficace non sarà possibile far ripartire l’economia.
Ne è convinta la consigliere nazionale dell’Associazione Unimpresa, Tania Ortisi, che lancia un allarme e denuncia che oltre dieci milioni tra imprese e famiglie sono coinvolti, con rilevanti rischi, nel fenomeno della cessione dei crediti deteriorati da parte delle banche a fondi specializzati
“E’ un nodo che va risolto rapidamente, altrimenti non sarà possibile rimettere in moto l’economia del nostro Paese”.
Tania Ortisi, avvocato catanese e consigliere nazionale di Unimpresa, sottolinea come il tema appaia, al momento, sottovalutato pur riguardando oltre dieci milioni di soggetti.
Si tratta, a quanto emerge da una ricerca del Centro studi di Unimpresa, di 360 miliardi di euro di prestiti non rimborsati da più di 2,2 milioni di clienti degli istituti di credito a cui si aggiungono gli obbligati e i co-obbligati, i garanti e i dipendenti delle imprese debitrici in crisi, per un totale, dunque, di oltre dieci milioni di soggetti che potrebbero diventare molti di più a stretto giro con le conseguenze economiche della pandemia da covid19.
Secondo la ricerca, le norme europee e italiane hanno indotto le banche del nostro Paese a continue cessioni massive dei loro crediti deteriorati senza mai considerare il loro impatto sull’economia reale, sulle imprese, sull’occupazione, sulle famiglie, sulla società in generale.
Gli unici che ottengono benefici sono i fondi cessionari che hanno comprato al dieci o al trenta per cento (nel peggiore dei casi) pacchetti di crediti inesigibili spesso molto sottovalutati, con una conseguenza: le banche puliscono i bilanci con la svendita di npl (non performing loan), regalandoli, di fatto, a società specializzate nel recupero crediti che comunque hanno assicurati importanti margini di guadagno.
“La non corretta gestione delle posizioni dei crediti deteriorati – ha detto Tania Ortisi – ha effetti economici e sociali evidenti. Si parla sempre e solo di numeri, ma dietro i numeri ci sono persone, imprese, posti di lavoro e famiglie che non sono stati tutelati, anzi, hanno ricevuto una spinta per impantanarsi ulteriormente”.
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