La Guardia di Finanza si presenta alla Regione siciliana ed esattamente alla Ragioneria generale di via Notarbartolo. Su mandato della Procura di Palermo chiede di acquisire tutti i documenti relativi ai compensi dell’anno 2017 di Sicilia e Servizi la società partecipata che si occupa del settore informatico della Regione siciliana.
Finanzieri si sono presentati anche nella sede della società. L’inchiesta aperta dalla Procura ed affidata ai Pubblici Ministeri Enrico Bologna e Pierangelo Padova nasce da una segnalazione della stessa Ragioneria generale. In questa vicenda la Regione siciliana è parte lesa.
Alla Procura della Repubblica la Regione aveva inviato le carte relative ai compensi dell’amministratore di Sicilia e Servizi Antonio Ingroia che si sarebbe attribuito compensi troppo alti, al di sopra dei tetti stabiliti dalla legge. Insomma gli stessi compensi che aveva intescato anche nel 2016 per i quali era già aperta una inchiesta.
I magistrati indagano, dunque, sul loro ex collega e sui soldi che intasca come amministratore della Sicilia e Servizi che si suppongono essere al di sopra dei limiti di legge.
Ingroia risulta già indagato con l’accusa di peculato per tutti i componsi precedenti che vanno dal 2014 in poi ma questo non lo avrebbe dissuaso dal continuare a corrispondersi somme analoghe. Nella prima inchiesta, in realtà, vengono contestati anche alcuni rimborsi, per alberghi di lusso; secondo la procura, l’ex pm palermitano, che ha trasferito la sua residenza fuori dalla Sicilia, avrebbe avuto diritto solo al rimborso delle spese aeree.
Ora le contestazioni riguardano, invece, escusivamente gli emolumenti e non anche i rimborsi. Ma Ingroia si difende sostenendo che quelle somme gli spettano come premio in denaro per aver raggiunto l’obiettivo di rimettere a posto la società che era allo sbando e di aver fatto quadrare conti ed efficienza
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