“E’ stata catturata in mare e probabilmente portata dentro alla Cala dai pescatori”. E’ quanto racconta Bruno Zava biologo che parteciperà all’autopsia sull’animale trovato il 23 dicembre nel porticciolo di Palermo della Cala.

“Ho visto che ci sono dei tagli in testa sulla manta mediterranea, o diavolo del mare. Questi potrebbero essere dei colpi ricevuti quando è stata catturata – aggiunge Zava – Qualcuno ha pensato a colpi di un’elica, ma i tagli non sono compatibili. Sembrano più ferite provocate da colpi inferti all’animale che cercava di fuggire. Qualche pescatore l’ha presa al largo con una rete e portata fino alla Cala. Poi non riuscendo a portarla in banchina sono stati chiamati i vigili del fuoco. Potrò essere più preciso dopo l’autopsia che sarà eseguita nei prossimi giorni”.

Il nome scientifico della manta Mobula mobular è un pesce cartilagineo diffuso nel Mar Mediterraneo e nell’Atlantico orientale, al largo delle coste dell’Irlanda fino alle acque meridionali del Portogallo, isole Canarie e Azzorre comprese. Essendo una specie epipelagica, vive sulle piattaforme continentali, non lontano da coste e isole.

“L’esemplare – aggiunge Zava – un maschio presenta un corpo compresso verticalmente, con due enormi pinne pettorali, somiglianti a delle ali. La coda è sottile e allungata, costituita da una spina che può usare come arma di difesa. Gli occhi sono sul dorso mentre sul ventre ci sono la bocca e le fessure branchiali. Raggiunge la dimensione massima di 5,2 metri. La manta ha un basso tasso di riproduzione, dando alla luce un solo piccolo per volta, con un periodo di gestazione di circa 24 mesi.

Di conseguenza è molto sensibile ai cambiamenti ambientali ed alla pesca. Si nutre di piccoli pesci e crostacei. Le principali minacce per questa specie provengono dall’inquinamento del Mar Mediterraneo e dalle catture accidentali di cui è vittima, con mezzi di pesca comunemente usati, quali reti a strascico, tonnare e lenze utilizzate in genere per il pesce spada. Nella Lista Rossa dell’Iucn del 2004 era classificata come specie vulnerabile. Nel 2006 la sua situazione si è aggravata e la specie è stata classificata come minacciata di rischio d’estinzione. Oggi è protetta dalla convenzione di Washington Cites”.