“A volte ritornano, recitava il titolo di un vecchio film dell’orrore. Ed è proprio vero! Quest’oggi, infatti, sembra essere tornato il fantasma del Megafono. La scelta di acquistare una pagina pubblicitaria sul giornale La Sicilia per mettere il cappello sui cantieri che apriranno nei prossimi mesi grazie al Patto per la Sicilia conferma l’assoluta inadeguatezza di un Presidente della Regione a ricoprire qualsiasi ruolo di responsabilità amministrativa”. Lo dice il presidente del Pd siciliano Giuseppe Bruno. “Sarebbe ridicolo, se non fosse patetico, assistere al tentativo maldestro di ingannare i siciliani assumendosi la paternità di idee e investimenti altrui, al solo scopo di far rinascere una formazione politica come il Megafono ormai in coma profondo”. “Tutto questo nasconde il palese tentativo di Crocetta di trovare una casa nella quale essere leader politico senza doversi confrontare con gli strumenti della partecipazione democratica come avviene, invece nel Pd”

“Crocetta abbandoni questa deriva populista – conclude Bruno – che non inganna nessuno, la smetta di tentare di resuscitare fantasmi di un tempo andato anche se non troppo lontano e torni a rispettare le regole della politica, del buonsenso e del buongusto”.

Ci va dura anche l’Ugl che sul messaggio pubblicitario del Governatore dice: “Uno schiaffo alla decenza, oltre che all’intelligenza dei siciliani. Non si può definire in modo diverso il messaggio pubblicitario, a firma del ‘Megafono – Lista Crocetta’, apparso questa mattina in un’intera pagina dell’edizione di un quotidiano regionale”.

E’ questo il commento del segretario generale territoriale della Ugl di Catania, sulla pubblicazione di un messaggio dal sapore prettamente elettorale, con il quale il partito del presidente della Regione elenca tutte le cifre destinate al finanziamento di opere per ogni singolo comune, ognuno per la sua provincia, nell’ambito del “Patto per la Sicilia”, ringraziando Crocetta per il suo impegno. “Ci chiediamo quali siano i meriti del presidente in relazione al Patto che, oltretutto, è stato più volte oggetto di contestazione sia da parte dell’opposizione che dalla sua stessa maggioranza. Si tratta di un atto dovuto, che qualunque presidente avrebbe posto in essere e che, in Sicilia, è stato redatto in fretta e furia cercando di trascinare nel calderone gran parte dei progetti che la stessa Regione non era riuscita mai né a finanziare né a completare nel corso di questi anni – afferma Giovanni Musumeci. Un’azione, quella odierna, che punta solo a cercare di buttare fumo negli occhi di milioni di cittadini che nelle città, nelle periferie e nei borghi, in particolare nella nostra area metropolitana, soffrono la mancanza di un lavoro ed i costi della vita sempre più elevati, a partire dalla tassazione, esattamente tutto il contrario rispetto alle cifre strombazzate dal megafono. Ci auguriamo che per una trovata del genere non siano stati impegnati fondi pubblici, perché sarebbe una doppia umiliazione per ogni siciliano da una parte leggere il solito libro dei sogni, che non si sa se saranno mai realizzati, e dall’altra assistere ad un così importante spreco di denaro. Il tutto mentre si continua a giocare con i precari degli enti locali e della sanità, si cambia periodicamente idea sulla gestione dei rifiuti, non si sa quale sarà il destino delle ormai ex provincie, la riforma della rete ospedaliera è ancora un rebus, i cantieri di lavoro e di servizio sono spariti, la riforma dell’acqua pubblica è al palo e la legge sugli appalti è in alto mare. In pratica in quattro anni l’attuale presidente non è ha azzeccata una e si è limitato soltanto a dover fare la (ovviamente non equa) distribuzione della pioggia di milioni che da Roma sono arrivati a Palermo per finanziare il Patto. Chiediamo al governatore Crocetta, al suo partito ed alla politica regionale tutta, un maggiore rispetto per i siciliani e più sobrietà, perché siamo davvero stanchi dei proclami ed abbiamo veramente bisogno di una svolta occupazionale ed economica che non può essere di certo contenuta in numeri su opere che, probabilmente, come il passato insegna, non vedranno mai la luce”.