Un uomo che viene illuso, deluso, ingannato e si trasforma da sognatore ironico e spensierato in un personaggio tragico. Quella di questo personaggio è una sana “follia”. Spinta da un impulso interiore che ne deforma la realtà, tanta è la voglia di cambiarla. Il “folle” cavaliere mostra il problema di fondo dell’esistenza, cioè la delusione che l’uomo subisce di fronte alla realtà, la quale annulla l’immaginazione, le proprie aspettative, la realizzazione di un progetto di esistenza con cui l’uomo si identifica. Non è quindi difficile immaginarsi come lui, oggi.

Eterni cavalieri che combattono quotidianamente con i mulini a vento di una società decadente. E’ questo il leitmotiv del Don Quijote contemporaneo che il regista e coreografo Loris Petrillo mette in scena al teatro Libero a Palermo.

Lo spettacolo, inserito nella 56esima stagione teatrale internazionale, debutterà giovedì 15 febbraio, con replica il 16 e il 17, alle 21.15.

Trama. La rappresentazione è un inno alla resistenza, al coraggio, un invito a rimettersi in piedi per combattere la delusione che si subisce di fronte alla realtà. Da sempre l’uomo è stato costretto dalle vicende della vita a ripetuti compromessi, a sconfitte, a tristezze, ma con un pizzico d’idealismo ogni folle potrebbe essere più savio di quanto si possa credere e scoprire, contro ogni apparenza, la vera essenza dell’esistenza.

“Io sono nato per vivere morendo”, esclama sul letto di morte Don Quijote, un uomo con la sua sete di giustizia, un uomo qualsiasi ma non qualunquista che non teme di essere sconfitto e che anzi cerca il continuo confronto come fonte di conoscenza. Ma è anche quell’uomo che non si stanca di combattere, che se cade non ha timore a rialzarsi e più forte di prima, perché crede fortemente nei grandi ideali e si batte contro gli pseudo-principi privi di ragione, quell’uomo disposto ad affrontare il lungo viaggio della ricerca del proprio io per perdersi tra i labirinti del mondo.

Attraverso il carattere e la personalità dei personaggi del capolavoro seicentesco di Cervantes, Don Quijote, Sancho Panza e Ronzinante, Petrillo affronta i temi più profondi dell’esistenza dell’uomo ma senza tralasciare gli aspetti più grotteschi ed esilaranti degli stessi che per fortuna pure gli appartengono. Con le musiche di Ludwig Minkus e la consulenza drammaturgica di Massimiliano Burini, in scena Loris Petrillo, Nicola Simone Cisternino e Ugne Kavaliauskaite.