Avrebbe potuto fare il giro del web ma così non è stato. E’ quasi del tutto inedita. Lo è almeno per i giornali, questa foto. Riprende Matteo Renzi da solo di spalle, con un fiore (non una corona) in mano davanti alla Lapide di Pio La Torre.

Lui, il Premier rottamatore, è venuto in Sicilia proprio nel giorno del 34esimo anniversario dell’omicidio dell’uomo simbolo della lotta alla mafia, precursore della legge sulla confisca dei beni ai mafiosi, simbolo del Pci di cui il Pd dovrebbe essere l’ultimo erede.

Ma proprio lui, il Premier rottamatore, è stato investito immediatamente dalla polemica, la prima delle quali legata al fatto che nel suo tour siciliano non aveva inserito la commemorazione La Torre. O meglio l’aveva inserita nella seconda versione del programma ma poi è sparita del tutto.

E’ stata solo una delle tante polemiche legate a questa visita. La più ‘dura’ riguardava l’inaugurazione del viadotto Himera. Un’opera già esistente che poteva essere riaperta in pochi giorni e non certo in un anno, il cui utilizzo avrebbe evitato disagi ma avrebbe evitato anche il ricorso alla costruzione di una bretella costata oltre un milione di euro.

Tutte critiche alle quali ha risposto l’Anas, almeno per la sua parte. Ma non ha potuto rispondere a quella affermazione di Renzi (nella sua newsletter) nella quale parlava di inaugurazione di un viadotto a quattro corsie. Questa vicenda gli è stata raccontata decisamente male ed è chiaro che il Premier non la conosceva affatto. Ma dove sono quattro corsie su una strada siciliana?

Una cosa, però, bisogna riconoscergliela. E’ capace di parlare in pubblico e farsi ascoltare. E’ capace di fare l’imbonitore. E’ un ottimo ‘venditore’ come ha detto anche lui stesso scherzando a Palermo dal palchetto del deposito di Brancaccio prima di firmare il Patto.

Così è andato da solo a deporre una rosa alla lapide e poi, sempre a Palermo, ha raccontato di averlo fatto. A mostrarci che è vero con questa foto è stato su Facebook il segretario del Pd cittadino Carmelo Miceli. “Un simbolo”, ha detto Renzi “per stringerci tutti intorno ala lotta ad ogni forma di criminalità”. E poi ha risposto anche alle polemiche sul viadotto, sempre a Palermo, sempre da quel palchetto montato di fronte a due vetture tram ferme, di scorta, nel deposto di Brancaccio. “Anche quello (il viadotto ndr) un simbolo, per dimostrare che non bisogna solo inaugurare le nuove opere ma questo Presidente del Consiglio c’è anche nelle piccole cose, a dimostrare che non dobbiamo solo costruire il futuro ma anche occuparci di ciò che abbiamo, fare le manutenzioni, impedire che cadano a pezzi”.

Non c’è che dire, l’ha rigirata bene la frittata e alla fine ha vinto lui. In fondo i patti firmati mettono in moto 740 milioni di euro nel catanese e 770 nel Palermitano, un miliardo e mezzo complessivamente. Un po’ meno della metà sono fondi statali ma Renzi sa vendersi bene e sa farlo a un anno o poco più dalle tornate elettorali locali lanciando, di fatto, la campagna a modo suo.

E il patto per la Sicilia? Quello con la Regione? I fondi per salvare il bilancio e così via? Solo un accenno. “Quel Patto lo firmeremo a Roma nelle prossime settimane”. Il Presidente Crocetta c’è, è lì a Brancaccio, seduto in prima fila ma non è protagonista in nessun modo. Un segnale, ancora uno, che i rapporti con il Premier non sono proprio gran cosa.

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