Il passaporto sanitario non è costituzionale, lo dice il ministro degli Affari regionali Boccia e quindi non sarà introdotto. Stop alla questione. Ma soltanto il fatto di averne parlato ha provocato effetti prevedibili e altri un po’ meno, come la reazione di una persona solitamente equilibrata come il sindaco di Milano, Beppe Sala.
La necessità di assicurare che nelle loro regioni non arrivassero turisti potenzialmente portatori del virus, dalle zone più colpite, con la riapertura agli spostamenti nell’intero territorio italiano era stata sottolineata anche dai governatori di Sicilia e, soprattutto, della Sardegna.
Dalla Lombardia in molti hanno replicato piccati, sentendosi discriminati. Al coro si era unito il primo cittadino del capoluogo lombardo minacciando di andare altrove in vacanza e certamente non in quelle regioni che invocavano le restrizioni: “Vedo che alcuni presidenti di Regione, come Toti della Liguria, dicono: accoglierò a braccia aperte i milanesi. Altri, non li cito, dicono magari se fanno patente di immunità o qualcosa del genere. Io però, e parlo da cittadino prima ancora che da primo cittadino, quando poi deciderò dove andare per un weekend o una vacanza me ne ricorderò”.
Rispondendo al presidente sardo Solinas, aveva poi aggiunto sul suo profilo facebook: “io non andrei in vacanza laddove fosse richiesto un test di negatività al virus. A parte il fatto che non è così semplice disporre di questi test, penso sia sbagliato discriminare gli italiani per regioni di appartenenza. Milano e la Lombardia saranno sempre terre di libertà e di accoglienza. Ci aspettiamo lo stesso dal resto del Paese”.


Francamente, un modo sbagliato di porre la questione e decisamente molto “populista”. Quelle di Sala sembrano parole che starebbero più appropriatamente sulle labbra di esponenti di altri partiti e che alimentano il risentimento dei lombardi che già serpeggia sui social nei confronti di chi secondo loro pare volerli discriminare come fossero untori.
I numeri e la ragione danno loro torto, basterebbe leggere i dati sui nuovi contagi: ieri, 27 maggio su 584 nuovi casi, 384 erano in Lombardia, 73 in Piemonte, 39 in Liguria, mentre in Sicilia soltanto 5 e appena uno in Sardegna. Significa che in quelle tre regioni del nord Italia il virus pur allentando la presa, continua a circolare in modo ben più consistente che in tutto il resto del Paese. Occorrono, quindi, prudenza e razionalità.
La Lombardia è senz’altro la regione che ha pagato il prezzo più alto e drammatico e le immagini di sofferenza e di lutto hanno toccato tutti noi. Ma non si può dire che, pur combattendo praticamente con le sue sole armi, in mezzo ai ritardi dello Stato e decisioni delle amministrazioni locali che hanno destato critiche e polemiche, quelle popolazioni non abbiano ricevuto solidarietà concreta dal resto del Paese, Sicilia e Sardegna comprese. Le quali, come le altre regioni del Sud, hanno pagato il loro prezzo al virus, arrivato da “oltremare”, lottando ogni giorno per contenere gli arrivi dal resto del paese. Ricordiamo l’appello del governatore siciliano Musumeci ai turisti del Nord Europa a restare a casa loro, all’inizio dell’emergenza, che tante polemiche suscitò sui media nazionali, come pure le battaglie ai limiti del pittoresco, del sindaco di Messina De Luca per bloccare gli arrivi dallo stretto ai siciliani in arrivo dalle regioni del Nord. Modi e parole forse discutibili, ma che poi i fatti hanno dimostrato essere in qualche modo fondati. E che del resto sono stati gli stessi attuati nel confronti del nostro paese da Stati vicini come Austria e Germania ai quali, forse, i cittadini di alcune regioni del Nord si sentono più affini che a siciliani o campani.
La reazione a caldo di Beppe Sala alimenta il sentimento di molti lombardi del “tutti contro di noi” e quindi, come conseguenza e risposta, del “noi contro tutti”. Molti lombardi si sono sentiti traditi, discriminati, dopo la richiesta del passaporto sanitario. E’ pure comprensibile. Ma è inutile e dannoso gridare alla discriminazione, da parte di rappresentanti delle istituzioni, e chiamare a raccolta contro il nemico comune, contro l’ingratitudine di chi ha sempre beneficiato della alacre e generosa locomotiva economica lombarda, può portare gradimenti e consensi, ma finisce per alimentare ataviche rivalità tra parti diverse del Paese, per riproporre il solito Nord contro Sud che questi mesi di pandemia e lockdown sembrano aver accresciuto, a dispetto dei cori sui balconi, dell’illusione di un ritrovato senso di unità nazionale e dei sorvoli delle frecce tricolori. Occorrerebbero realismo e senso di responsabilita’, da parte di tutti: un modo migliore e più sensibile di comunicare da parte di certi governatori che, giustamente, vogliono proteggere le popolazioni delle loro regioni, e pure da parte di sindaci come Sala che dovrebbero ammettere che la cautela, la necessità di evitare per qualche tempo ancora di lasciare il proprio territorio è un segno ulteriore di quella generosità che Milano e la Lombardia hanno indubbiamente dimostrato nei confronti del resto del Paese, evitando che il coronavirus torni in quelle regioni che stanno per debellarlo. Poi, ognuno può andare in vacanza dove vuole.

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