“Quando Cateno De Luca ha indicato il mio nome per la candidatura a presidente della Commissione Antimafia, il palazzo ha reagito con dei grossi malumori. Mi hanno chiamato pezzi importanti della maggioranza, dicendo che non ero assolutamente gradito alla maggioranza e  non avrebbero mai permesso che io potessi fare il presidente della Commissione Antimafia”. A Talk Sicilia, Ismaele La Vardera racconta il retroscena dell’elezione del presidente della Commissione Antimafia all’Assemblea regionale siciliana. Sul suo nome c’è stato un veto rigidissimo da parte della maggioranza.  “Mettere un veto su una persona non sta bene” ,attacca Lavardera. Alla fine, la presidenza della Commissione Antimafia è toccata ad Antonello Cracolici, del Pd, probabilmente il deputato più esperto di questa legislatura. Sulla sua nomina Lavardera non ha dubbi o critiche. Un apprezzamento a tutto tondo. A La Vardera è toccata la vicepresidenza. Ma non è una questione di poltrone o strapuntini. La composizione della Commissione Antimafia è stata un percorso ad ostacoli. Alla vicepresidenza, insieme a Lavardera, era stato chiamato il deputato Riccardo Gennuso. Che però è imputato per estorsione.

A La Vardera è toccato il ruolo del rompiscatole: “Ho preso in mano la patata bollente e ho fatto un comunicato stampa, spiegando come non fosse opportuna quella nomìna in Commissione Antimafia”. Alla fine Gennuso si è tirato indietro, annunciando le dimissioni dalla Commissione.  “Gennuso è stato intellettualmente onesto. Dopo le dimissioni ci siamo incontrati. Mi ha spiegato le ragioni della sua scelta e mi ha detto di essere convinto di poter  dimostrare l’estraneità ai fatti che gli vengono contestati”.

La Vardera a processo per diffamazione: “sono i rischi del mestiere”

Ma come sempre in Sicilia, le cose si complicano. A Palazzo dei Normanni aspettano che Lavardera inciampi sulla prima buccia di banana. Buccia che secondo Gennuso è proprio di fronte al cammino dell’Ex Iena. Infatti, Adesso anche Lavardera deve affrontare le forche caudine della Giustizia. Il prossimo 23 gennaio, al Tribunale di Siracusa, è fissata l’udienza per l’eventuale rinvio a giudizio per diffamazione del giornalista. Il caso è relativo a un servizio realizzato da Lavardera e Giarrusso per le Iene, sulla vicenda degli asili nido a Siracusa. Gennuso ha chiesto al giornalista e deputato di agire secondo coscienza: in pratica, suggerisce le dimissioni da vicepresidente dell’Antimafia. Lavardera ha replicato così:  “E’ vero, sono imputato ma per diffamazione. Esercitando il lavoro di giornalista, ci sono i cosiddetti rischi del mestiere, che mi sono assunto. Ho ricevuto centinaia di querele per diffamazione ma la mia posizione è stata sempre archiviata”.

“Voglio raccontare come funziona il parlamento”

 A Talk Sicilia, il giornalista e deputato ha raccontato le sue emozioni di questi primi mesi all’Ars. “Sono stati sei mesi in cui è cambiata la mia vita, mi sono catapultato in questa nuova esperienza, non avendo mai fatto politica.  I miei quasi 7000 voti sono veramente figli di una opinione pura. Io non avevo una struttura, non avevo né consiglieri comunali che lavoravano con me ed è stata una grande sfida, Ho lasciato il lavoro. E’ stato un rischio che  ho deciso di correre e fortunatamente ho avuto ragione”.

La Vardera punta ad aprire le porte del Parlamento siciliano per far sì che la gente sappia cosa succede lì dentro.  “Ho un contatto continuo, diretto con le persone che mi seguono attraverso i social, perché è giusto così e dove chiedo loro anche proprio di rendicontare l’attività parlamentare. Perché credo che ogni parlamentare debba in qualche modo sempre e comunque rapportarsi con quelli che hanno dato il voto e capire se sta facendo bene o male. Una volta al mese organizzo un incontro aperto a tutti, nella quale racconto le cose che ho fatto. Il mestiere della politica lo voglio fare nella maniera più trasparente possibile per incidere nel presente”.

 

La versione podcast della puntata di Talk Sicilia

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