Save the date: si dice così dei grandi appuntamenti che segnano le svolte. Non tutti se ne sono accorti – addetti ai lavori a parte – ma la settimana appena trascorsa è di quelle buone a cambiare il corso degli eventi politici e a tracciare l’orizzonte del consenso prossimo venturo. Questi sette giorni appena trascorsi andranno ricordati, quando verrà il tempo di recarsi alle urne. E non manca molto.

La svolta è avvenuta tra Palermo, Catania e Bruxelles, e la protagonista indiscussa è Giorgia Meloni, la Giorgia nazionale. Poche storie, piaccia o non piaccia, Meloni ha i numeri, ha creato una classe dirigente credibile e si candida a governare l’Italia. E in più ha le mani liberi dagli intrighi di palazzo, è libera da quella ”grosse koalition” che guida soltanto formalmente il paese: a Palazzo Chigi conta solo la parola di Mario Draghi.

La prima tappa della missione siciliana di Giorgia Meloni è stata la Sicilia orientale. Bagno di folla alle Ciminiere di Catania per la presentazione del suo libro autobiografico e giusto il tempo per qualche riflessione politica. Le è bastata una sola battuta per congelare l’autocandidatura di Nello Musumeci per un mandato bis a Palazzo d’Orleans: “è troppo presto”.

In quegli stessi attimi, la leader di Fratelli d’Italia sigillava a doppia mandata gli assetti del partito in Sicilia. Ad Oriente può contare su due colonnelli come Raffaele Stancanelli e Salvo Pogliese. A chi le faceva notare una certa debolezza di radicamento nell’altra sponda della Sicilia, Giorgia Meloni ha risposto con un colpo magistrale.

Blitz a Bruxelles e arruolamento istantaneo di Giuseppe Milazzo, eurodeputato eletto nelle fila di Forza Italia. Milazzo, che vanta l’invidiabile record di sette candidature e sette successi elettorali con Forza Italia, da tempo non nascondeva malumore nella gestione politica e progettuale della Casa azzurra. La photo opportunity tra Meloni e Milazzo, di fronte ai palazzi del parlamento europeo, sancisce il cambio di casacca dell’eurodeputato, immediatamente lanciato al lavoro con la nuova sigla Fratelli d’Italia/Ecr, il movimento dei conservatori europei a Bruxelles.

La scelta di Milazzo giunge nel bel mezzo dell’acceso dibattito politico sulla possibile federazione di pezzi del centrodestra. Non è un caso che Gianfranco Miccichè – a stretto giro di posta – abbia sentito la necessità di rilasciare un’intervista al Mattino, spiegando le difficoltà di un accordo di tale fatta con la Lega. Ed è proprio Miccichè a segnare in rosso la settimana siculo belga della leader di FdI, sostenendo che andando avanti così, “Giorgia Meloni ci prosciuga”. Non stava parlando del caldo torrido di queste giornate estive, ma della capacità di attrarre consenso di FdI.

Vale la pena spendere qualche riga di questa nota con una riflessione sullo strappo consumato tra Milazzo e Forza Italia. Era nell’aria. Era stato anticipato con grande precisione dal direttore di BlogSicilia, Manlio Viola, attento ed acuto osservatore della politica. Quella di Milazzo è certamente una scelta sofferta, ma è ampiamente meditata. Ed è anche una grande assunzione di responsabilità da parte dell’eurodeputato. So per certo che la sua priorità – da esponente di FdI e da eurodeputato – sarà ridare fiato alla Questione meridionale: la storica divisione del paese, tra un Nord che corre ed il Sud alle prese con difficoltà strutturali rese ancora più gravi dalla pandemia. Da qui la scelta di cambiare casacca e di mettersi subito al lavoro, per una politica di respiro europeo e nazionale in grado di coniugare le istanze del Mezzogiorno con le aspirazioni di crescita del Nord.

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