La creatura viene prelevata dal passeggino e sistemata con delicatezza in braccio alla mamma, facendo bene attenzione che possa guardare la strada durante il tragitto.
Abbiamo appena assistito alla prova generale di un possibile attentato all’integrità fisica di un bimbo. E’ un rito che si svolge ogni giorno, più volte al giorno, su ogni tipo di auto, officiato da padri, madri, nonni, fratelli e sorelle maggiori, zie e zii e amici di famiglia. Una vera e propria banda di brava gente, animata dalla più profonda ignoranza. L’ignoranza di chi ignora norme di sicurezza entrate in vigore da più di trent’anni e di chi non si sofferma neppure un attimo a considerare la normale sensatezza di queste regole.
La colpevole idiozia di chi è convinto che la sua abilità di guida, i suoi preveggenti riflessi, la sua animalesca conoscenza delle leggi della dinamica che determinano il moto dei corpi, in aggiunta alla ferrea morsa garantita dall’occhiuta prestatrice di grembo, siano la garanzia garantita che nulla potrà accadere alla creatura.
E quando dico creatura mi riferisco a un esserino di qualche giorno fino all’età in cui raggiunge una certa altezza e un determinato peso (i valori non sono da indovinare, ma facilmente individuabili nel paragrafo dedicato del Codice della strada).
In questo arco di una decina di anni, bambine e bambini sono in balia di questo incosciente azzardo perpetrato dalle persone più affidabili, più affettuose, più rassicuranti.
Passano dal rischio osso del collo in caso di apertura dell’airbag, a quello di schiacciamento contro il cruscotto spinti da chi li tiene in braccio (ovviamente senza cintura!) nell’ipotesi di brusca frenata. Da non sottovalutare per i più grandicelli il possibile decollo dai sedili posteriori in direzione del vetro anteriore o verso i finestrini laterali.
Ma non c’è pace neppure quando, raggiunto peso e altezza sufficienti a non aver più bisogno del seggiolino, i ragazzini possono viaggiare come i grandi, vale a dire eroicamente senza cintura.
E a questo punto inizia l’altra storia, quella del NO alla cintura e del SI al cellulare possibilmente in versione messaggeria sia da leggere sia da scrivere. Garantiscono tutte e due grandi emozioni. A volte definitive.
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