Mille euro al minuto: tanto è costata, alle casse pubbliche, l’attività del Parlamento siciliano nel 2018 in rapporto alle ore lavorate in aula (246 ore e 33 minuti) e ai 15 milioni di euro pagati per le indennità dei parlamentari. E’ quanto emerge da un dossier del gruppo parlamentare dei 5stelle.

In Sicilia i deputati, nel 2018, hanno lavorato nell’aula del Parlamento regionale appena 7,52 giorni al mese, pari a una media di 20 ore. In totale 87 giorni in un anno. Il record negativo a maggio, appena 4 ore e 34 minuti, si legge nello stesso dossier del gruppo M5s all’Assemblea siciliana che per denuncia tutto questo ha indetto una conferenza stampa.

Nel loro documento i pentastellati fanno i conti in tasca all’intero parlamento. Costa poco più della Casa Bianca sotto la gestione Obama, (137 milioni e mezzo l’anno contro 136 dell’istituzione a stelle e strisce) ma produce pochissimo, appena 21 leggi nel 2018 (gran parte obbligatorie relative al bilancio, finanziaria e rendiconto) e nessuna vera riforma -scrivono nel loro documento.

“Benvenuti a sala d’Ercole, dove le uniche fatiche sono quelle appese ai muri. Non si può dire, infatti, che i deputati , sotto la gestione Miccichè, possano fare concorrenza a Stacanov, anche se non sempre per colpa loro”.

Da dicembre 2017 a dicembre 2018 l’aula si è riunita solo 87 volte per una media di 7,25 ore al mese. E in alcuni mesi ha lavorato ancora meno. A maggio del 2018, ad esempio, quando sala d’Ercole chiamò a raccolta i deputati solo 4 volte per un totale di 4 ore e 34 minuti.

I dati sulla produttività del parlamento più antico d’Europa nel 2018 sono stati presentati da Stefano Zito (che ha raccolto i dati), dal capogruppo Francesco Cappello e dalla deputata Elena Pagana.

“Mediamente – ha detto Zito – il Parlamento, riunendosi così poche volte, finisce per costarci mille euro al minuto. E’ vero che ci sono anche i lavori delle commissioni legislative, ma anche lì non è che ci si ammazzi di lavoro”.

In effetti le commissioni permanenti si riuniscono mediamente una volta a settimana, con la Bilancio la più attiva.

“In tutto questo – ha affermato Cappello – sono evidenti le colpe della gestione Miccichè, ma anche il governo Musumeci ha le sue. Se l’esecutivo avesse portato in aula le riforme che aveva roboantemente annunciato durante la campagna elettorale staremmo a parlare di ben altre situazioni. E non ci si appelli all’alibi delle casse regionali vuote, ci sono parecchie leggi a costo zero che potrebbero essere varate se solo ci fosse veramente la volontà di farlo”.

“Ad esempio – ha affermato Zito a margine della conferenza – si poteva mettere mano alla riforma della dirigenza regionale che vede un plotone di generali spesso senza un esercito da comandare. E invece ci si e ritrovati spesso a fare sedute per rispondere alla interrogazioni, gran parte delle quali sono nostre, o per discutere della fondamentale norma sulle aiuole, mentre la Sicilia va a rotoli”.

Sia nelle commissioni che in aula, le assenze dei deputati nell’anno appena andato in archivio sono letteralmente fioccate. A sala d’Ercole alcuni parlamentari hanno fatto registrare meno della metà delle presenze. (Gennuso e Genovese) a salvare altri (capigruppo, componenti dell’ufficio di presidenza ed assessori ) è stato il regolamento, che attraverso le presenze automatiche li considera sempre sugli scranni anche quando non ci sono.

Per turare alcune falle del sistema i deputati del M5S stelle stanno mettendo a punto alcune proposte di modifiche la regolamento che prevedono, oltre all’abolizione delle presenze automatiche anche multe o altre sanzioni per gli gli “Arsenteisti”.

“Ci stiamo studiando su – ha detto Elena Pagana, che fa parte della commissione regolamento – le metteremo a punto con il conforto del parere degli uffici”.

Il gruppo più prolifico in fatto di atti parlamentari presentati è il M5S (è anche il gruppo più numeroso) che ne ha presentato quasi il 45 per cento , segue il Pd 20,82 per cento e Diventerà Bellissima 10,18 per cento.

Per il deputato M5s Stefano Zito, che ha curato il report, la quantità di ore lavorate nel 2018 nell’aula parlamentare è pari “a un mese e mezzo di un lavoratore full-time”. Oltre che sulla quantità, secondo i 5stelle, il Parlamento pecca anche per qualità.

“A parte gli atti dovuti e quindi i documenti finanziari – ha sostenuto Zito – non c’è stata una riforma, un testo normativo che sapesse risolvere un problema dei siciliani. Se scomputiamo dalle leggi approvate l’anno scorso i documenti finanziari rimane poca cosa mentre nel primo anno del governo Crocetta c’erano più testi normativi di riforma e meno atti dovuti, di bilancio. Abbiamo un’arma straordinaria che è lo Statuto, ma non lo utilizziamo per la principale attività che questo ci consente di fare: legiferare”.

Per i 5 Stelle il Parlamento siciliano costa più caro della Casa Bianca. L’Ars, spiegano i pentastellati, costa un milione in più rispetto alla residenza del presidente degli Stati Uniti: 137 mln contro 136 milioni di euro.