Cinque presunti rapinatori sono stati arrestati a Palermo, dopo un’indagine condotta dalla Polizia di Stato su quattro colpi, tre messi a segno e uno tentato, avvenuti a Milano e Busto Arsizio alle filiali di Ubi Banca e commessi tra i mesi di maggio e ottobre scorsi. Con un bottino complessivo di 298 mila euro. Prima di ogni rapina per darsi coraggio i malviventi recitavano le frasi delle canzoni del neomelodico Salvo Pernice.

I malviventi sono considerati responsabili di una escalation di rapine da maggio ad agosto dell’anno scorso. Nel primo a Milano in via Friuli i rapinatori si sono portati via circa 30 mila euro. I colpi grossi, però, sono stati i due in via Washington, zona residenziale del capoluogo lombardo. Di 165 mila euro fu il bottino nel primo, 112 mila nel secondo. È col quarto colpo, nell’ottobre dello scorso anno, che gli agenti della Squadra mobile di Milano, con la collaborazione dei colleghi di Palermo, hanno identificato tutti i componenti della banda di trasfertisti. La rapina a Busto Arsizio, in provincia di Varese, fallì Gaspare Aruta, 43 anni, venne arrestato in flagranza. L’uomo è considerato dagli investigatori il regista della banda. Nel suo appartamento avrebbe ospitato gli altri complici, arrivati dalla Sicilia con documenti falsi, giusto il tempo di finire di pianificare le rapine e metterle a segno.

Gli investigatori della Quinta Sezione della Mobile milanese, diretti da Francesco Giustolisi, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 5 rapinatori divisi in due gruppi che avevano come anello di congiunzione Gaspare Aruta, noto truffatore di 44 anni. Era stato lui a organizzare i colpi a Milano (il 31 maggio e il 6 agosto in via Friuli, il 9 luglio e il 7 agosto in via Washington) assieme a Gaetano Immesi, 43 anni, e Massimiliano Lopez di 45.

Il modus operandi delle rapine era sempre lo stesso. L’obiettivo era colpire le filiali medio-piccole. I rapinatori entravano, armati di taglierino e fascette da elettricista, talvolta a volto scoperto, tenevano dipendenti e clienti in ostaggio per oltre un’ora, aspettando che il circuito aprisse le casse, dotate di sistema di temporizzazione, per portare via il denaro. In più occasioni i rapinatori hanno anche utilizzato la colla Attack per passarla nei loro polpastrelli, in modo da non lasciare impronte digitali.