Le “case vacanze” della coppia finita in carcere per sfruttamento della prostituzione, lui poliziotto lei coreografa, erano sempre piene. Qui arrivavano turiste a cui piacevano tanto gli uomini. Ma tantissimo. Riuscivano a farsi piacere anche dieci uomini al giorno.
E i due alle donne arrivate in città che occupavano le abitazioni di via Giotto, via Juvara e via Sampolo, davano consigli su come fare tanti soldi. «È pieno di uomini qua… Bella città, Palermo è grande….». Così Chiara Spanò,la coreografa di 39 anni, agli arresti domiciliari dalla scorsa settimana insieme con il marito, Felice Galletta, poliziotto di 43 anni, dava suggerimenti e presentava il capoluogo a due giovani appena arrivate in città per un soggiorno di dieci giorni in una delle «case vacanze» come le chiamavano i due coniugi.
Ma nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Guglielmo Nicastro si parla di «case di prostituzione». Oltre alle numerose telefonate tra Galletta e Spanò, nei verbali, figura un dialogo captato all’interno di un’auto usata dall’insospettabile coppia di corso dei Mille. «Tale conversazione – si legge nell’ordinanza – è intrattenuta fra i coniugi e due ragazze straniere appena giunte a Palermo con lo scopo di prostituirsi che ricevono dagli stessi coniugi indicazioni utili per far rendere al meglio la loro attività».
Indicazioni su come impostare l’annuncio su internet, per esempio, in modo da catturare l’attenzione con più facilità. «Non mettete che siete straniere – consiglia Chiara Spanò – mettete italiane». E l’agente del reparto mobile aggiunge: «Se mettete italiane lavorate tanto». Un’altra dritta viene data sulla zona da inserire: «Mettete o centro – dice Spanò – che è pure meglio perché ècentro… è tribunale, Teatro Massimo… siete vicino al Teatro Politeama, c’è tutto».
Poi una delle due giovani chiede come orientarsi sulle tariffe, su quanti euro chiedere: «E qua… da quanto si parte?». Rispondela coreografa: «Sempre da 50 devi partire». Successivamente fornisce ulteriori chiarimenti: «Ci sono alti e bassi… c’è la giornata che ne puoi fare due e la giornata… tipo quella che ne ha fatti 10 sabato…». E quindi il consiglio è «parti da 50 puoi arrivare a 80… ma anche 50 va bene ragazze… anche se ne fate 10 al giorno… sono soldi eh». Dalle indicazioni agli ordini sulle modalità di locazione dell’immobile. «Per noi voi siete turiste – chiarisce Spanò -. Ora io vi faccio un contrattino nostro… dove voi siete casa vacanza, ospiti come turiste… in villeggiatura per me siete».
Ma a una delle due giovani sorge un dubbio: «E poi… poi possiam… non possiamo fare quello che, quello che vogliamo…». Galletta la rassicura: «Se vi piacciono i maschi che cosa ci possiamo fare??!». E la moglie gli viene in aiuto: «Sono ragazze, escono, vanno in discoteca, conoscono gente, chi fa?». Ma «non bisogna dire che prendono soldi», come sottolinea una delle due giovani in auto. «Ma che scherzi…!», taglia corto Chiara Spanò.
Oltre alla scuola di danza in vicolo Guarnaschelli, traversa di corso dei Mille, Chiara Spanò, la trentanovenne, accusata assieme al marito di sfruttamento della prostituzione, era nota anche per una sua partecipazione a «O’ Scià», la kermesse che unisce musica, cultura e spettacolo, ideata dal cantautore Claudio Baglioni, che si tiene ogni anno a settembre a Lampedusa.
E così ad agosto scorso, su Facebook, nella pagina dello «Studio coreografico di Chiara Spano» (nelle insegne e sul social network il nome è scritto senza accento) un post annunciava la riapertura delle iscrizioni sottolineando che «la direttrice artistica Chiara Spano è la coreografa dell’evento O’ Scià di Claudio Baglioni». Altra traccia sul web è un video su Youtube postato da Chiara Spano che mostra l’esibizione, insieme con altre ballerine, sul palco di Lampedusa nel 2011.
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