Nell’occasione agrodolce di un incontro organizzato dall’Associazione “Alumni Segesta”, per comunicare la cessazione delle attività dell’omonima Residenza universitaria maschile di via Gaetano Daita, ospite d’eccezione è stato un famoso letterato, che conosce e apprezza questa istituzione educativa sin dalla più tenera età. Si tratta di Alessandro D’Avenia, il quale ha trattato il tema delle “Necessità nell’educazione dei giovani”.

Ma procediamo con ordine. Luogo dell’incontro è la suggestiva cornice del Centro internazionale di Calarossa, a Terrasini. Il saluto iniziale è stato portato dal presidente dell’Associazione “Alumni Segesta”, Vito Provenzano. La Segesta esiste a Palermo dal 1956. Dal prossimo settembre chiude i battenti la storica sede di Palazzo Spadafora, il cui portone è stato varcato nei decenni da migliaia di studenti, professori e professionisti. Provenzano parla del calo della domanda di alloggi universitari per i fuori sede, legato all’esodo crescente degli studenti siciliani verso gli Atenei delle grandi città italiane e straniere, più legati al mondo del lavoro.

“Come è noto” – tiene a precisare Ciro Lomonte, finora vicedirettore della Residenza – “l’evoluzione delle politiche governative a sostegno dei collegi universitari ha fatto sì che le Residenze dell’ARCES non siano più finanziate dal MIUR. Sarebbe difficile inoltre coniugare le necessità di ammodernamento della struttura previste dai nuovi decreti ministeriali con i vincoli architettonici di Palazzo Spadafora. La Residenza Segesta non risulta più sostenibile e l’ARCES ha deciso di sospenderne l’attività. Questa è la notizia nuda e cruda, ma sappiamo tutti che la sostanza sono le persone e non le strutture e gli immobili”. Infatti, malgrado tutto, le forme di volontariato rese possibili da quanti hanno storicamente operato in Residenza continueranno in un’altra sede, in via Cordova 27, “dando continuità al lavoro di formazione umana e spirituale dei liceali, degli universitari e in generale dei giovani e delle loro famiglie”. Quella che viene interrotta è la residenzialità, alla quale era legato un modello di educazione conviviale.

In questo senso, le attività che avranno luogo dal prossimo settembre saranno incentrate sul sostegno e la formazione dei giovani genitori rispetto alla buona gestione della vita familiare e alla educazione dei figli, supportando la “creazione e il mantenimento di ambienti dove i ragazzi possano crescere e maturare in modo positivo”, prosegue infine Vito Provenzano.

Sul tema dell’educazione dei figli, di grande interesse (come nelle attese) è il contributo di Alessandro D’Avenia, palermitano, docente, sceneggiatore e scrittore (al suo attivo anche cinque best seller editi per Mondadori). D’Avenia incanta gli intervenuti, com’è nel suo stile, parlando di giovani, da sempre fortemente ripresi nei giudizi delle generazioni che li hanno preceduti. In questa ripetizione, che “di nuovo” si ripercorre nella storia generazionale contemporanea, invita proprio a riflettere su come l’espressione “di nuovo” racchiuda la “diversità nella ripetizione”, la novità nell’iterazione di cui si rende magistralmente interprete persino la Natura in ogni tramonto! E per quanti avessero atteso nel contributo di D’Avenia possibili ricette intorno al tema dell’educazione della prole, ecco l’avvertimento dell’angelico scrittore dai riccioli d’oro: “in educazione non ci sono soluzioni: dobbiamo chiederci semmai se stiamo lasciandoci educare. La prima necessità, infatti, è educare se stessi”. Perché non serve costringere i figli dentro modelli costanti e frustranti di regole: “essere ispirati nell’educazione non significa essere geniali: il senso della vita – prosegue D’Avenia – è crescere nel dono di sé, aiutando chi ci sta intorno (e se stessi) a coltivare il desiderio di vivere, giammai la paura di morire”. E naturalmente, per i figli, non può esistere altro che la “relazione genitoriale, non conoscono le basi della vita che non sia la qualità della relazione tra i genitori, con la certezza per costoro che non si è genitori perfetti ma si resta certamente i migliori genitori possibili che possano essere capitati ai nostri stessi figli!”.

A chi scrive piace correlare l’intervento di D’Avenia a uno dei suoi molteplici scritti per la rubrica del Corriere della Sera “Letti da rifare”. In Latte, sangue e cioccolatini (n. 47 dell’11 febbraio scorso), il tema dell’educazione è così restituito al lettore: “Educare è introdurre alla realtà”: qui, nella consegna proposta da D’Avenia, il letto da rifare, nella ricorrenza di San Valentino, “è stilare due liste (latte/sangue): da chi riceviamo e a chi diamo la vita? Se un nome coincide, quella relazione ha creato il circolo virtuoso dell’amore «eterno». I genitori possono farlo con i figli, aiutandoli a riflettere su cosa significhi amare”.