“Dopo il 10 luglio convocherò un incontro con la realtà e gli esponenti delle liste che hanno sostenuto la mia candidatura a sindaco invitandoli ad avviare un percorso di proposta programmatica per le regionali”. Lo ha detto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, a margine di un’iniziativa organizzata dal Pd in un convento a Baida.

Un semplice lancio di agenzia come tanti, un comunicato che potrebbe lasciare il tempo che trova se Leoluca Orlando fosse un esponente del Pd. Così non è e guai a dargli del sindaco Pd. Nonostante i dem fossero alleati e abbiano contribuito a formare il listone a Palermo, Orlando non andò in diretta a La7 offeso proprio perché Mentana lo aveva indicato fa i sindaci del Pd eletti.

Non vuole simboli di partito, parla di civismo politico, attacca i 5 stelle ma si pone a guida della coalizione di centrosinistra tanto da annunciare la convocazione di un tavolo per discutere di candidature alla Presidenza della regione. Un tavolo da tenere all’indomani dell’annuncio del candidato 5 stelle che sarà fatto da Beppe Grillo in persona a Palermo domenica 9 luglio dal Castello a mare nel corso di una kermesse appositamente convocata. D’altra parte proprio a orlando fu consegnato il no di Grasso alla richiesta di candidarsi. Una sorta di velato rimprovero proprio al Pd

“Ripartire da un’assoluta discontinuità con il governo regionale e con Crocetta; basta con le anomalie e l’ingerenza di Confindustria; lavorare per una regione dell’accoglienza; casa, lavoro, salute, imprese”. È la ricetta di Leoluca Orlando per le regionali di novembre in Sicilia, illustrata proprio nel corso di quella stessa iniziativa del Pd, con il capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato, che in un convento a Baida (Pa) ha chiamato a raccolta “gli alleati” per tracciare un bilancio delle amministrative. A cominciare da Palermo, dove Leoluca Orlando è stato rieletto sindaco.

Ma il giorno prima Orlando aveva partecipato a Roma alla manifestazione promossa da Pisapia, il sindaco di Milano nato da una esperienza simile ma non uguale a quella orlandiana. Adesso il sindaco di Palermo prova a indicare il percorso di un centrosinistra allargato ‘made in Sicily’. Al tavolo dei relatori sedevano gli esponenti dei partiti, dal Pd a Sicilia Futura, dal PSI, fino a Sinistra Italiana – tranne i Centristi e Ap – che hanno sostenuto il progetto civico del professore, In sala anche esponenti di Mdp, come Angelo Capodicasa, la capogruppo del Pd all’Ars Alice Anselmo, l’assessore regionale all’Agricoltura, Antonello Cracolici, il segretario siciliano Fausto Raciti.

“Vogliamo che Palermo, dove abbiamo praticato il ‘civismo politico’ alternativo a movimenti incapaci di governare ed apparati di partito autoreferenziali e litigiosi – ha detto Orlando – resti un fortino assediato o che sia una forma di contaminazione positiva per la Sicilia e l’Italia? Abbiamo costruito un campo largo su un programma chiaro di cose fatte e da continuare a fare. Se abbiamo un percorso programmatico possiamo chiedere a Grasso, che dirà di no, di candidarsi (il riferimento è alla decisione del presidente del Senato, ndr), o a un simil Grasso di candidarsi. Ma senza percorso e programma chiaro non c’è candidato che tenga”.

E sulla vicenda Pisapia, Orlando non era rimasto in silenzio “Ho deciso di partecipare all’incontro perché credo che la sinistra e il centrosinistra in Italia abbiano necessità di costruire percorsi di unità e dialogo. Percorsi che richiedono un lungo ed incessante lavoro di confronto che valorizzi e riconosca che tutti e ciascuno sono portatori di valori e istanze. Ho deciso di partecipare per portare l’esperienza di Palermo, che ha unito storie politiche e idee diverse attorno ad alcuni punti programmatici fermi quali il rispetto della persona umana, il rispetto dei diritti di tutti e di ciascuno, la difesa dei beni pubblici e dei beni comuni, l’alternativa al sistema di potere mafioso ed affaristico”.

“Sono questi i valori che a Palermo hanno permesso di vincere mostrando che il popolo del centrosinistra sa essere alternativo ed esprimere una alternativa seria al moviventismo sterile e inconcluendente del M5S che sempre più guarda a destra. Sono questi i valori attorno ai quali a Palermo i partiti, tutti i partiti hanno saputo fare un passo indietro rispetto ai propri apparati e ai propri litigi, riconoscendo nel bene della collettività il bene comune.
Sono queste le parole, i valori e i metodi su cui abbiamo costruito un percorso condiviso, rispettoso di tutti”.

“Spero che l’esperienza che comincia a Roma – aveva concluso – a quelle stesse parole e a quegli stessi valori e metodi voglia e sappia ispirarsi, altrimenti rischiamo di compiere altri passi che invece di costruire programmi chiari e percorsi comuni, saranno fautori di nuove divisioni, personalismi e autoreferenzialità di cui tante volte in Italia la destra, il malgoverno e la mafia hanno tratto gran giovamento”.

Dunque se Rosato considera chiusa l’esperienza di Crocetta e il Pd resta in silenzio o quasi lasciando parlare Leoluca Orlando, qualcosa non torna in questa coalizione senza leader nella quale un esterno al partito di maggioranza relativa sembra arrivato a rottamare i rottamatori ponendosi alla guida ma senza conoscere la direzione o quantomeno il nome del passeggero illustre: il candidato alla presidenza della Regione da condurre fino a palazzo d’Orleans.

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