Patto per Catania, patto per Palermo, pioggia di fondi, inaugurazione di viadotti che ci sono da sempre e che non hanno motivo di essere inaugurati. Ma cosa è venuto a fare davvero il Premier Matteo Renzi in Sicilia alla vigili del 1 maggio? Che la sua sia una presenza istituzionale per firmare i patti non lo crede nessuno anche se chiunque nello staff, nel governo, fra i renziani si farà strappare le vesti per affermare che è così.
Basta, però, guardare i contenuti dei patti per vedere che la maggior parte delle risorse per Palermo sono per il passante ferroviario e quelle già c’erano e che gli altri fondi per Palermo non sono grandi cose. C’è poi l‘inaugurazione fantasma di un viadotto che c’è sempre stato e che probabilmente poteva essere riaperto a luglio ma si è preferito costruire prima la bretella da oltre 1 milione di euro.
Quella che sembra concreta, invece, è la presenza dei fondi per Catania, di meno di quelli per Palermo ma stavolta tutti ‘nuovi’. In fin dei conti, dunque, cosa è venuto a fare Renzi.
Leggi qui il tormentato programma della visita di oggi di Matteo Renzi con due ministri e due sottosegretari
Il premier probabilmente è venuto proprio a catechizzare i suoi e a dare la sua investitura, riservata, a Enzo Bianco per la corsa a Presidente della Regione attraverso un patto di desistenza da firmare con Leoluca Orlando, l’unico candidato contro il quale Bianco non avrebbe voluto correre.
Il vero patto ‘politico’ che Renzi porta ai due sindaci è di natura diversa e inconfessabile. Bianco riceve l’investitura per la corsa a Presidente della Regione dopo il passaggio di ottobre attraverso il referendum confermativo della riforma costituzionale del senato. Al sindaco di Catania si spiana la strada per la Presidenza della Regione ma, con la riforma, anche per il Senato della Repubblica che diventa senato delle Regioni.
Per spianare la strada a Bianco, Renzi chiederà a Orlando di fare un passo indietro ma non solo. A orlando viene chiesto di correre alla Regione non come candidato presidente ma con una lista che appoggi proprio Bianco.
La contropartita per colui che il sindaco lo sa fare sarebbe la rivincita sul nemico piddino di sempre, la corrente cracoliciana. I renziani, infatti, permetterebbero a Orlando di mettere all’incasso la sua promessa prima ancora delle elezioni regionali ovvero in occasione delle comunali che a Palermo saranno nella prossima primavera 2017. In quel caso il Pd renziano lo appoggerebbe scardinando la storica ritrosia nei confronti proprio di Orlando le cui battaglie col Pd sono ormai passate alla storia della politica locale.
Orlando, ben conscio di non aver molte possibilità di vincere nella corsa a Presidente della regione, soprattutto dopo che gli hanno tagliato le gambe impedendone l’elezione diretta a sindaco metropolitana sulla quale contava parecchio, potrebbe decidere di accettare il premio di consolazione ovvero scardinare proprio il nemico Pd garantendosi l’appoggio renziano e dunque un’altra sindacatura che lo porti verso la pensione come sindaco di Palermo per la quinta volta. Anche questa una battaglia non semplice visto che l’attuale sindacatura non è stata trionfale come quelle degli anni ’90 e la riconferma è tutt’altro che scontata.
a garanzia degli accordi ci sarebbero proprio i patti che si vanno a firmare, una pioggia di soldi con i quali orlando a Palermo e Bianco per la Regione possono organizzare una bella campagna elettorale.
A Catania, poi, in virtù di questi accordi ed equilibri, conterebbero di esprimere il loro nuovo candidato sindaco, sei mesi dopo le regionali.
Regista di tutto Davide Faraone che rinuncerebbe alla candidature e punterebbe ad un Ministero di peso al prossimo giro lasciando garante per suo conto in Sicilia occidentale un uomo che non ti aspetti, l’attuale sindaco di Gangi Giuseppe Ferrarello, renziano di Faraone non da molto, il cui mandato nel paese madonita è in scadenza il prossimo anno esattamente come quello di Orlando.
Il patto viene calato dall’alto sulle logiche locali e già questo è un passaggio non semplice da far ‘ingoiare’ ai suoi figuriamoci a chi non è legato al Pd e a Renzi direttamente, e sarà attuabile solo se il referendum di ottobre dirà sì alla riforma costituzionale, cosa che non è del tutto scontata.
E Crocetta in tutto questo cosa fa? Lui conosce il piano da più di un mese ed è per questo che ha minacciato da subito di ricandidarsi. Da Renzi vuole assicurazioni sul suo futuro o si dice pronto a scendere in campo per sparigliare tutti i conti togliendo almeno quel 5-7 % che può far male al candidato renziano, che sia Bianco o qualcun’altro. E oggi a Renzi chiederà proprio assicurazioni…o ricomincerà a fare, come al solito, il Pasdaran ma stavolta in difesa (strumentale) dell’Autonomia
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