"non ci fermeremo qui per la fiducia che le vittime del racket hanno riposto in noi"

Libero Futuro non ci sta e ricorre al Tar contro la prefettura che ha sospeso l’associazione dall’elenco antiracket

Libero Futuro l’associazione antimafia fondata dalla storica figura antimafia di Enrico Colajanni da ieri dimissionario, non ci sta alla sospensione dall’elenco prefettizio delle associazioni antiracket e contesta la scelta con un comunicato stampa.

“La Prefettura di Palermo ha disposto la cancellazione di LiberoFuturo Palermo – associazione storicamente impegnata nell’assistenza di oltre 300 vittime del racket delle estorsioni- dall’Elenco prefettizio, poiché l’associazione ha assistito alcuni imprenditori che avrebbero un curriculum non illibato: quegli stessi imprenditori a cui si riferisce la Prefettura sono oggi costituiti parte civile nel celebre processo nisseno contro i Sigg Saguto Silvana, Nasca Rosolino e Provenzano Carmelo; sono stati encomiati da illustri esponenti dell’Arma dei Carabinieri e dalla Procura della Repubblica locale e che li hanno riconosciuti in linea con le istituzioni ( e meritevoli di risarcimenti danno e provvisionali a carico dei mafiosi ) per l’apporto ricevuto nei processi pendenti in termini di piena ed incondizionata testimonianza contro i criminali, mentre la Prefettura emetteva inspiegabilmente a carico degli stessi imprenditori interdittive antimafia ostative”.

“Parliamo di imprenditori- quelli ritenuti controindicati e motivo di esclusione dell’associazione Antircaket dall’albo – che peraltro non sono mai stati attinti da nessun provvedimento, né sono mai stati condannati o persino indagati ed ancor meno per reati di mafia. Quali sarebbero gli strumenti a disposizione ( e quindi le colpe ) di un’associazione – ci si chiede nelcmomunicato – che ha accompagnato alla denunzia centinaia di imprenditori estorti e tra questi anche alcuni ritenuti da autorevoli rappresentanti delle istituzioni vittime di cosa nostra?

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Può lo Stato – nella sua espressione Ministeriale-Prefettizia – ignorare la collaborazione di questi imprenditori con le Forze dell’ordine e le Procure, che ha fatto arrestare numerosi mafiosi e che oggi sono costituiti anche costituiti parte civile nel celebre processo nisseno nei confronti della D.ssa Saguto, del Prof Provenzano e del Colonnello Nasca?

Oppure, oggi “per contaminazione” dovrebbe ritenersi “inaffidabile” l’intero apparato entro il quale si sarebbero verificate le condotte di reato contestate alla Dssa Saguto e all’allora Prefetto di Palermo Francesca Cannizzo?”

“Libero Futuro non si ferma qui, – annuncia la nota – continueremo perché lo dobbiamo al coraggio e alla fiducia che centinaia di vittime del racket hanno riposto in noi e nella nostra azione e anche in tale prospettiva presenteremo ricorso al TAR.

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