Fu deciso dai vertici della “famiglia” mafiosa di Santa Maria di Gesù, a Palermo, alcuni dei quali destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare per mafia oggi, l’omicidio di Mirko Sciacchitano il 3 ottobre del 2015. Il delitto viene ricordato nell’ordinanza dell’operazione ”Falco”.

I ”dirigenti” del mandamento erano stati eletti il 10 settembre in un summit. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il delitto è strettamente collegato al tentativo di omicidio di Luigi Cona.

Per la gambizzazione di Cona è stato arrestato Francesco Urso, uno dei giovani nipoti del boss Pietro Vernengo.

Per il regolamento di conti all’interno delle cosche, Urso ha portato con sé Salvatore Sciacchitano, detto Mirko, che – poco più di tre ore dopo – sarà crivellato di colpi davanti a una sala scommesse di via della Conciliazione, come ritorsione per aver partecipato alla gambizzazione di Cona.

Sciacchitano sarebbe stato sorpreso da un commando a bordo di una Panda rossa, composto – per gli inquirenti – da Domenico Ilardi, Francesco e Gabriele Pedalino, e Antonino Profeta, mentre a un centinaio di metri, i presunti mandanti del delitto – Salvatore Profeta e Giuseppe Natale Gambino – avrebbero assistito alla scena in silenzio.

Per l’omicidio Sciacchitano sono a processo il boss della Guadagna Salvatore Profeta, il figlio Antonino, il genero Francesco Pedalino, suo figlio Gabriele, i boss Natale Giuseppe Gambino e Giuseppe Greco, nonché per Domenico Ilardi e Lorenzo Scarantino.

Erano stati tutti arrestati nell’ambito di due diverse operazioni dei carabinieri, “Stirpe” e “Torre dei Diavoli”. Nell’operazione “Falco” di oggi tutti tranne Greco sono stati raggiunti da un provvedimento di custodia cautelare in carcere.