“Patrizio Cinque non è un sindaco del Movimento 5 stelle”. Una semplice frase ‘strappata’ dai cronisti all’uscita del teatro Biondo ieri sera dopo il comizio del candidato premier dei 5 stelle getta un’aria diversa sulla vicenda della richiesta di rinvio a giudizio nei confrontid el sindaco di Bagheria.
Proprio ieri la Procura di Termini Imerese ha depositato le sue richieste di giudizio ma Patrizio Cinque si era già sospeso dal Movimento 5 stelle al tempo dell’ordinanza cautelare che prevedeva il divieto di dimora. L’ordinanza fu poi revocata, l’autospsnesione no.
Per il Movimento, però, il discorso si chiude lì con Cinque che non è, secondo quantpo dice Di Maio, un sindaco 5 stelle.
All’indomani del comizio palermitano, però, piovono contrattacchi a Luigi Di Maio da tutti gli schieramenti.
“Appena mettono piede in Sicilia, i novelli Mimì e Cocò, i due seguaci del cabarettista di Genova, al secolo Di Battista e Di Maio, devono per forza parlare di Berlusconi e di Miccichè – dice il Senatore Francesco Scoma, vice commissario di Forza Italia in Sicilia – è proprio un vizio visto che la Casaleggio e Associati non ha altri argomenti ed è costretta a passare queste veline ai due anche per distogliere l’attenzione degli elettori dai troppi casi di rimborsopoli, massonerie e giudiziarie che sono calati nelle teste degli stellati, ultimi quelli del sindaco Cinque di Bagheria e della senatrice catanese Bertorotta”.
“Ieri è stata la volta del disoccupato di lusso, designato Premier, che dopo la gaffe istituzionale fatta con il Quirinale, ha puntato il dito contro il presidente dell’ARS, Gianfranco Miccichè – continua Scoma – reo di non aver mantenuto i tetti agli stipendi dei dipendenti dell’ARS e di essere il presidente ombra della Regione. Lo informiamo, visto che la sua “velina” non era stata aggiornata dagli uffici milanesi, che i tetti agli stipendi sono stati ripristinati, senza aumenti tabellari, dopo una contrattazione sindacale e in assenza di alcuna norma che lo imponesse. La verità è che il ‘gaffeur’ per antonomasia, se solo avesse un decimo dell’acume politico, dell’esperienza amministrativa e di governo che ha Miccichè, potrebbe definirsi un uomo normale, invece visto che non può arrivare all’uva, la volpe Di Maio, dice che è acerba”.
“Di Maio fuori tempo massimo” sostiene il candidato di Forza Italia alla Camera dei Deputati ed ex presidente dell’Ars, Francesco Cascio mentre entra nel merito il capogruppo di Forza Italia all’ars Giouseppe Milazzo “A Luigi di Maio vedo fare attacchi generici sul nulla. Certo loro sono più bravi a gestire la crisi idrica e i rifiuti, basta vedere l’esperienza delle città che guidano – Roma, Bagheria etc – per capire quanto sono campioni di efficienza”.
“Noi abbiamo votato Musumeci e giustamente ci siamo ritrovati Micciché che è il segretario regionale del Partito di Maggioranza e il Presidente dell’Assemblea, rivendicandolo con convinzione. Comprendo – continua Milazzo – quanto può essere stizzito Di Maio sul fatto che proprio Micciché abbia determinato la loro disfatta. Sono certo che non è invece sopportabile pensare di votare Grillo e di ritrovarsi uno come lui che orgogliosamente ha presentato le proprie candidature e ogni giorno è costretto a inseguire le agenzie ed andare in giro come un arbitro federale, col fischietto in bocca, esibendo cartellini rossi proprio ai candidati da lui verificati”.
“Infine – conclude Milazzo – se vuole liberarsi di Miccichè, promuova una bella raccolta firme visto che in questo, loro sono bravi”.
“Fin’ora avevo pensato, temendolo, che il punto di forza dei Cinquestelle fosse la comunicazione, una comunicazione comunque ammiccante che parla alla pancia dell’elettorato. Fino a ora – dice Giorgio Assenza deputato questore incaricatod ella trattativa sui tetti degli stipendi all’Ars – Da adesso, dopo l’ennesima gaffe di Di Maio, mi sento più tranquillo: non può esserci comunicazione senza informazione e Di Maio, proprio a Palermo, ha affermato che i tetti degli stipendi degli impiegati Ars non saranno mai tagliati; anzi, che Micciché non li taglierà mai. Eppure, per evitare la nuova figuraccia, gli sarebbe bastato informarsi con qualcuno dei …cittadini eletti all’Ars nel suo partito (sempre che dia loro confidenza) per sapere che fra due giorni i tetti saranno ripristinati” continua Assenza il quale, come presidente dei Questori in Assemblea, ha condotto le trattative con i rappresentanti sindacali delle categorie dei lavoratori, accordi che hanno portato “al soddisfacente risultato del ripristino dei limiti negli emolumenti – conclude – con un notevole risparmio della spesa. Insomma, meno male che il 5 marzo l’Italia di certo non si sveglierà grillina perché, se i pentastellati dovessero governare con la stessa maestria con cui raccolgono le informazioni basilari a un banale comizio… O, magari, Di Maio, per non mutar troppo la line cinquestelle con Beppe Grillo ormai defilato, abbia deciso di lasciarne immutata la leadership: un partito guidato da un comico!”.
Commenta con Facebook