Mangiavano a sbafo da tre anni alla mensa dell’ospedale Buccheri La Ferla di Palermo dove il pasto sarebbe costato loro solo due euro. Tre infermieri sono stati licenziati dopo essere stati scoperti.

Per usufruire gratuitamente, sei legge sull’edizione di oggi di Repubblica, della mensa utilizzavano un trucchetto: strisciavano vecchi tesserini magnetici disattivati e speravano di farla franca, convinti che nessuno controllasse. Ma qualche mese fa hanno capito di essere nel mirino dell’amministrazione.

Giovanni Vrenna, direttore degli affari generali dell’Ordine ospedaliero San Giovanni di Dio Fatebenefratelli proprietario del Buccheri La Ferla motiva il provvedimento così: “E’ venuto meno il rapporto di fiducia e lealtà fra l’azienda e questi tre infermieri. L’azienda ha reputato di non denunciare la frode all’autorità giudiziaria, ma il nostro rapporto con loro si chiude qui”.

I tre infermieri, uno impiegato in pronto soccorso, il secondo nel reparto di chirurgia e il terzo a medicina, avevano capito come frodare il sistema computerizzato che gestisce i pasti in mensa. Utilizzavano vecchi tesserini disattivati che però continuavano ad essere accettati dal lettore ottico della mensa, rilasciando lo scontrino valido per un pasto. Il sistema utilizzato al Buccheri La Ferla prevede che il 50 per cento del pasto (quattro euro) sia pagato dall’azienda, mentre l’altra metà sia a carico del dipendente e venga detratto dallo stipendio. Ogni volta che un medico o un infermiere striscia il tesserino di riconoscimento, in automatico il computer registra il pasto e addebita due euro nello stipendio del dipendente.

Complessivamente il Buccheri La Ferla stima che la frode sia di oltre 10 mila euro, tenendo conto di tutte le strisciate di badge non autorizzati che quotidianamente arrivavano in amministrazione.