Al centro del dibattito dell’aula all’ARS vi è il disegno di legge “Obbligo dichiarativo dei deputati dell’Assemblea regionale siciliana e degli Assessori regionali in tema di affiliazione a logge massoniche o similari” presentato da Claudio Fava. (LEGGI QUI)

Un tema che però è già stato affrontato dall’Assemblea regionale siciliana, già nel 1992 con un a mozione, “Applicazione di regole di massima trasparenza da parte degli esponenti del Governo, dell’Assemblea e degli apparati burocratici regionali”, presentata dal gruppo parlamentare del Movimento Sociale Italiano, allora all’opposizione di un governo regionale guidato dall’esponente della sinistra DC Giuseppe Campione, con in giunta anche il PDS.

Il capogruppo Nicola Cristaldi, primo firmatario, depositò la mozione il 29 luglio 1992 , 10 giorni dopo la strage di via d’Amelio in cui morì il giudice Paolo Borsellino con la sua scorta.

Nella mozione si impegnava il presidente della Regione “ a sottoscrivere e fare sottoscrivere ai componenti della Giunta regionale di Governo dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà, attestanti la non appartenenza alla massoneria, ovvero l’indicazione dell’obbedienza e della loggia di appartenenza, anche se coperta; a fare sottoscrivere analoga dichiarazione ai direttori ed ai dirigenti dell’Amministrazione regionale nonché agli amministratori di enti, organismi e istituti dipendenti o sottoposti al controllo della Regione; a ritirare le deleghe agli Assessori che risultassero mendaci o affiliati a logge deviate e coperte. E quello dell’Assemblea (il socialista Paolo Piccione) “a richiedere la citata dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà ai deputati regionali nonché ai dirigenti e ai funzionari dell’Assemblea regionale siciliana”.

La mozione (la n. 54 dell’XI legislatura) arrivò in aula solo il 24 novembre di quell’anno. In quella seduta fu anche richiesta una questione di inammissibilità “ai sensi dell’art. 160 del Regolamento interno” in quanto materia estranea, ma fu respinta.

Infine la mozione, con un voto trasversale, e non senza polemiche anche a livello nazionale, fu approvata all’unanimità. Repubblica, due giorni dopo, riportando la notizia dell’approvazione della mozione scrisse: “Stando alle prime indiscrezioni, sembra che, nel Parlamento siciliano, i deputati iscritti a logge massoniche siano una ventina”. Inizialmente applicata, finì alcuni anni dopo nel dimenticatoio.