L’avvocatura palermitana è in uno stato di “gravissimo disagio” in seguito alla ripresa con il freno a mano tirato delle attività all’interno del Tribunale di Palermo. A evidenziare la situazione di “fastidio” è il legale Accursio Gallo, rappresentante del distretto di Palermo dell’Organismo Congressuale Forense che in una lettera indirizzata al coordinatore nazionale Avv. Malinconico, esprime tutto il disagio dei colleghi palermitani tenuti ad riattivarsi nel frequentare le aule e gli uffici di un tribunale che non sembra pronto a riceverli.

Gallo, in nome delle associazioni Forensi di Palermo ed in rappresentanza degli Avvocati del Foro di Palermo,  evidenzia nella lettera  la situazione di incertezza in cui si trovano i colleghi ritenendo  una “falsa ripartenza” del Tribunale  quella avviata già dal 12 maggio. “Falsa ripartenza” che avrebbe causato disorganizzazione dovuta alla mancanza di un unico progetto nazionale, demandando ogni decisione ai singoli capi degli uffici. Le difficoltà degli avvocati palermitani, spiega Gallo, come di tutta l’Avvocatura italiana sarebbe stata aggravata dalla mancanza di un piano unico nazionale tale da permettere l’effettiva ripresa delle attività giudiziarie nonostante il rispetto delle precauzioni  di sicurezza sanitaria.

Il rischio, secondo il rappresentante dell’OCF è che si continui a creare confusione nell’avvocatura, che “non viene messa in grado di poter adempiere al proprio mandato difensivo con pregiudizio dei diritti dei propri assistiti e concreti rischi di responsabilità professionale”.

A Palermo, sostiene Gallo insieme alle associazioni forensi (AIA, ANAI, AIGA, IUS, AGIUS, Camera  Minorile e AIAF), regna una situazione di semi paralisi, “a causa del generalizzato rinvio di quasi tutti i procedimenti ad una data successiva a quella del 31 luglio il che, tradotto, significa a settembre. Ad oggi, sottolinea inoltre il legale, è “difficile accedere al Palazzo di Giustizia e agli uffici giudiziari”. Ogni giudice decide se e come accedere al Palazzo di Giustizia. Tra i tanti altri problemi spicca poi – a quanto si legge nella missiva inviata all’Organismo Congressuale Forense –  quello dell’attività del Giudice di Pace del capoluogo siciliano, che non riuscirebbe nemmeno a inviare via pec i provvedimenti di mero rinvio delle udienze.

Una situazione che sta generando caos e profondi malumori nella classe forense palermitana, ma anche nei loro assistiti. Avvocatura palermitana  che nei giorni scorsi è scesa in piazza con oltre duecento legali i quali, in toga e nel rispetto delle distanze sociali, hanno circondato, in un simbolico abbraccio, il Palazzo di Giustizia.

Secondo Gallo e le associazioni forensi è arrivato il momento di dire “Basta, si dica che ogni e qualunque attività giudiziaria (compresi i termini processuali ) è sospesa fino al 31 luglio 2020, in tutto il territorio nazionale oppure, così come è permesso alle altre attività produttive, sia permessa la normale attività giudiziaria, pur con l’adozione degli opportuni provvedimenti – che devono essere uguali in tutta Italia – per la incolumità della salute di tutti. Siamo del parere che sia sufficiente seguire il buon senso e le regole sin qui imposte, quelle del distanziamento sociale, dell’adozione dei Dispositivi di protezione e del divieto di assembramento”.

L’Organismo Congressuale Forense ho proclamato lo stato di agitazione dell’avvocatura italiani.