“Ci hanno caricati mentre eravamo in fase di deflusso dalla manifestazione”: i contestatori e le contestatrici di Giorgia Meloni parlano a 24 ore di distanza dagli scontri avvenuti ieri sera in via Ruggero Settimo, a Palermo. Tafferugli avvenuti al termine di una protesta fino a pochi minuti prima pacifica, registrata a margine del comizio elettorale della leader di Fratelli d’Italia. Una lettera che non presenta l’apposizione di marchi politici o di associazioni civiche, nella quale i manifestanti danno la loro versione di quanto avvenuto fra le strade del capoluogo siciliano. Fatti conclusisi con un fermo da parte delle forze dell’ordine.

Protesta durante la quale gli attivisti presenti hanno intonati cori relativi alla difesa dei diritti civili, in particolare del diritto all’aborto. Tanti gli slogan intonati contro gli obiettori di coscienza, ai quali i manifestanti hanno dedicato anche diversi cartelli di protesta. Concetto ribadito dai manifestanti anche all’interno della nota. “Volevamo solo manifestare dissenso e lanciare chiaro il messaggio per cui, se davvero la Meloni si candida a fare la premier, le sue politiche troveranno sempre l’opposizione delle palermitane e dei palermitani“.

La manifestazione e gli scontri: la versione degli attivisti

Tema centrale del racconto è la manifestazione e il relativo finale movimentato. “Arrivati in piazza siamo stati immediatamente bloccati dalle forze dell’ordine che, seppur nessun filtraggio fosse stato preposto, si rifiutavano di farci avvicinare”. Cordone di sicurezza che i manifestanti hanno provato ad aggirare senza successo. “Abbiamo pertanto tentato vari giri, cercando di avvicinarci il più possibile; ci siamo infine fermati in via Ruggero Settimo dove il presidio si è normalmente svolto e noi contestatori/contestatrici abbiamo potuto gridare i nostri cori di dissenso”.

Tutto finito, sembrerebbe. Invece la manifestazione si infiamma, culminando con gli scontri di piazza avvenuti ieri sera. Fatti che i manifestanti ricostruiscono in questo modo. “Ritenuta conclusa la manifestazione abbiamo deciso di defluire trovandoci però le strade bloccate dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa da tutti i lati di uscita possibili. Alle nostre richieste ed ai nostri tentativi di andarcene per rientrare nelle rispettive zone di residenza, gli agenti decidono prima di bloccarci con scudi e manganelli, poi addirittura di inseguirci e caricarci mentre andavamo in direzione contraria alla zona del comizio, ribadiamo, in fase di deflusso. È a quel punto che un ragazzo in testa alla fila viene inseguito e fermato violentemente, poi rilasciato in serata. Abbiamo, ma forse li state già vedendo, un’enorme quantità di materiale video in cui si mostra con assoluta chiarezza la sproporzione, l’insensatezza dell’atteggiamento e del comportamento delle forze dell’ordine”.

Forello: “A rischio i diritti se vince il centrodestra

Fatti sui quali è esploso un infuocato dibattito politico. Agone nel quale è intervenuto anche il consigliere comunale di +Europa-Azione-Oso Ugo Forello. “Quanto accaduto ieri a Palermo, con i manifestanti e i giornalisti colpiti dalla polizia, durante il comizio di Giorgia Meloni, è una cosa gravissima. Non si può negare il diritto di manifestare ed esprimere le proprie idee. Questa azione dimostra quale direzione prenderebbe l’Italia se il 25 settembre dovesse vincere il centrodestra. Tutti vedrebbero negato il proprio diritto di manifestare ed esprimere le proprie idee”.

“Nessuno ieri aveva intenzione di fare del male – prosegue Forello -. Erano soltanto lì ad esprimere il proprio disappunto. La cosa gli è stata negata, così come è stato negato ai giornalisti di svolgere al meglio il proprio lavoro. Il comportamento e la repressione voluta da certi candidati sarebbero da mettere sotto la lente d’ingrandimento, con le loro idee riporterebbero l’Italia ad un sistema totalitario che negherebbe i diritti a tutti. Il 25 settembre facciamo restare libera l’Italia votando per i diritti che con +Europa sono al primo posto”.

Gli scontri a Palermo: la condanna di Roberto Lagalla

Un presidio al quale Giorgia Meloni ha replicato direttamente dal palco: “C’è qualcuno che strilla, lasciali fare, tanto io urlo di più, sono cintura nera di urla”. Argomento sul quale si è espresso anche il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, che ha condannato quanto avvenuto in centro città, esprimendo la propria solidarietà alla leader di Fratelli d’Italia. “È inaccettabile che a margine di un comizio elettorale, momento di libera espressione del proprio pensiero, certi toni possano superare i limiti. Tanto da sfociare in attimi di tensione tra manifestanti e forze dell’ordine, come è avvenuto stasera in alcune vie del centro città”.