Quaranta giorni di penitenza, astinenza ed esercizi spirituali.

Si chiude oggi per la Chiesa Cattolica il periodo licenzioso del Carnevale e inizia la Quaresima col mercoledì delle ceneri, chiamato così perché nella messa di questo giorno viene disegnata proprio della cenere, sotto forma di croce, sulla fronte dei fedeli essendo, secondo quanto narrato nella Bibbia, simbolo di purificazione. Gli altari si colorano di viola, segno di attesa e suffragio.

Un lasso di tempo di quaranta giorni, gli stessi che Gesù dopo il battesimo nel Giordano trascorse nel deserto, che lascia alle spalle lo sfarzo e l’opulenza culinaria per lasciare il posto alle privazioni in attesa della Pasqua, che ristabilirà l’equilibrio tra i due opposti periodi.

In Sicilia, in passato il digiuno era vissuto con rigore estendendo l’astinenza dalle carni del venerdì (giorno della crocifissione di Cristo) a tutto il periodo e comprendeva anche tutte le preparazioni contenenti grassi animali, come lo strutto. Generalmente era consigliato fare un pasto unico durante la giornata, ma non era vietato mangiare qualcosa al mattino e alla sera. Era preferibile anche evitare cibi e bevande considerate generalmente come ricercati o costosi.

Tradizionale è poi il “fioretto”, un piccolo sacrificio, un impegno o un proponimento che si offre a Gesù a alla Madonna. Erano osservati, inoltre, rigorosamente, gli esercizi spirituali. Ogni paese aveva, infatti, una “casa degli esercizi”, o un luogo destinato ad essi, all’interno del quale i devoti si chiudevano per una settimana di isolamento creando un clima di  fibrillazione tra preti, frati e confraternite, di conventi e istituti. Probabilmente ha origine da qui il detto, riferendosi a lunghi periodi, “longa quantu ‘na Quaresima!”

Un tempo, a metà di questa, s’inscenavano, inoltre, rappresentazioni tragiche, tra cui quella di una vecchia trasportata su un carrozzone trainato da buoi e condotta su un palco, per l’estremo supplizio, da due finti carnefici che, tra il fragore della folla, gli segavano il collo con tanto di fuoriuscita di sangue (da una vescica riempita di liquido rosso ), mentre la vecchia fingeva di venir meno. Con lei, simbolicamente, moriva la Quaresima di penitenza anche se alla fine effettiva mancavano ancora una ventina di giorni.  L’ultima di queste finte esecuzioni ebbe luogo nella prima metà del ‘700.

Oggi questo genere di rappresentazioni non si fanno più, così come gli esercizi spirituali e il digiuno sono osservati con minore intransigenza, ma rimangono tradizioni importanti del patrimonio culturale e religioso, che custodiscono la storia e che vale la pena tramandare alle future generazioni.