Del giovane seduttore che veniva a Palermo per festine e baldorie non è rimasto più nulla. Il tempo ha segnato il volto di Matteo Messina Denaro. I fotokit raccolti in trenta anni di latitanza raccontano il decadimento del boss di Castelvetrano. Ma segnano un punto a favore degli investigatori. Oggi, che conosciamo il volto reale del boss catturato dall’Arma dei Carabinieri, sappiamo con certezza che quelle ricostruzioni fotografiche erano attendibili.

Con la tecnica dell’age progressing

Sviluppate con la tecnica dell’age progressing e grazie alle informazioni di alcuni collaboratori di giustizia, gli identikit diffusi dagli investigatori negli anni avevano catturato per grandi linee la reale fisionomia del boss.

La foto della carta d’identità

Tutto nasce da una foto ufficiale, scattata quando ancora giovane e non latitante, Messina Denaro aveva fornito la sua immagine agli uffici pubblici per ottenere un documento di riconoscimento.

Le notti brave a Palermo e l’omicidio Santangelo

Erano i tempi in cui il giovane rampollo della famiglia di Castelvetrano veniva a Palermo per partecipare anche a dei festini a luci rosse. Quella storia portò -era il novembre del 1981 – e Matteo Messina Denaro, era poco più che maggiorenne, alla morte di Lillo Santangelo, uno studente  universitario. Per oltre venti anni della morte di quel ragazzo non si seppe nulla. Poi, a marzo del 2003,  i carabinieri fanno luce sulla morte di Santangelo e arrestano mandanti ed esecutori. La morte di Santangelo venne ordinata dal gotha della cupola mafiosa corleonese:  Raffaele Ganci, Salvatore Madonia e Totò Riina. Santangelo venne ucciso per soddisfare una richiesta di Francesco Messina Denaro, il padre di Matteo. La missione venne affidata a Giovanni Brusca, Calogero Ganci e Francesco Paolo Anzelmo, che poi si auto accusarono del delitto”.

La colpa di Santangelo? Avere trascinato Matteo a malastrada. Era stato proprio Santangelo ad iniziare il giovane Messina Denaro.  Ai festini dell’alta borghesia palermitana, serate a base di sesso ed alcool con annoiatissime signore della Palermo bene e studenti universitari. La storia di quelle notti folle della Palermo bene venne raccontata, nel 2004, in tutta la sua crudezza dal miglior amico di Lillo Santangelo:  Salvatore Errante Parrino.

Aggiornamento del 17 gennaio 2023: In relazione a questa vicenda riceviamo una pec nella quale si precisa che il citato Salvatore Errante Parrino non è il noto commercialista di fama internazionale ma solo un omonimo. Tanto riportiamo su richiesta dell’interessato per evitare incomprensioni che possano indurre in lettore in errore 

Ecco cosa disse Errante Parrino ai giudici:  “Quando ho conosciuto Matteo Messina Denaro non gli avrei dato cinque lire e mi sono dovuto ricredere quando in questi ultimi anni ho letto di lui sui giornali. A Castelvetrano non frequentavamo Matteo Messina Denaro, era una persona che si limitava a venire a Palermo a passare qualche giorno. Matteo era più piccolo di noi e sentirsi allora al di sopra della sua età gli consentiva di prendersi determinate libertà”. Era il 26 maggio del 2004.

“Allora Messina Denaro era ancora uno sbarbatello – continua il racconto di Errante Parrino – e per svezzarlo Lillo Santangelo volle introdurlo nel nostro ambiente goliardico di studenti universitari. Ricordo che allora avevamo conosciuto delle signore di Palermo dell’ alta borghesia che non lesinavano a fare feste invitando anche ragazzotti e studentelli. Avevamo dunque queste opportunità di divertimento, ci mancava una persona per compensare con le donne presenti, e Lillo invitò Matteo Messina Denaro. Ricordo che lo portammo alla festa e si divertì come un pazzo”.

 

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