Ha un’interdittiva antimafia, ha commesso un abuso edilizio ed in più ha sulle spalle reati di mafia ed è figlio di un boss ergastolano. Una sfilza di motivi per spingere gli uffici comunali di Partinico a revocare la scia a Michele Vitale, 30 anni, giovane rampollo della famiglia mafiosa di Partinico, figlio di Vito Vitale che sconta il carcere a vita perché accusato di diversi omicidi. In questi giorni è stato emesso il provvedimento che di fatto blocca l’attività imprenditoriale già avviata, un’azienda di allevamento e produzione latte.

Rigorosa applicazione della norma

Ad essere stata applicata dai burocratici del municipio la più stringente forma della normativa legata proprio al rilascio delle autorizzazioni di questo tipo. Il Comune, essendo sciolto per infiltrazioni mafiose, deve adottare i più rigidi parametri almeno per i prossimi 5 anni. “Per effetto del provvedimento di scioglimento – motiva l’ufficio – in materia di documentazione antimafia trova immediata applicazione nella municipalità, e fino ai cinque anni successivi allo scioglimento, la più rigorosa disciplina di cui all’articolo 100 del decreto legislativo 159/2011 che impone l’acquisizione della documentazione antimafia nella forma più rigorosa della informativa antimafia”. E questo prima di stipulare, approvare o autorizzare i contratti e subcontratti relativi a lavori, servizi e forniture pubbliche, prima di rilasciare o consentire i provvedimenti indicati nell’articolo 67 dello stesso decreto legislativo.

L’interdittiva limite invalicabile

Secondo gli uffici l’esistenza di un’interdittiva antimafia concretizza “motivi imperativi di interesse generale” previsti dalla normativa comunitaria e nazionale a giustificazione dei limiti al principio del libero svolgimento di attività private. Da qui la decisione di non autorizzare lo svolgimento dell’attività aziendale agricola.

La diffusa giurisprudenza in questi casi

Si fa inoltre leva sulla diffusa giurisprudenza amministrativa attraverso la quale si stabilisce che la mafia tende ad infiltrarsi, capillarmente, in tutte le attività economiche, e dunque è necessaria l’esigenza di elevare il livello della tutela dell’economia legale dall’aggressione criminale, anche relativamente ai rapporti amministrativi che consentono l’esercizio di attività economiche subordinandole al controllo preventivo della pubblica amministrazione: “anche in ipotesi di attività private soggette a mera autorizzazione”.

 

Articoli correlati