In 5 non potranno candidarsi alle prossime elezioni amministrative del prossimo autunno perché considerati “incandidabili” dalla I sezione del tribunale civile di Palermo. Ad essere stata emessa la sentenza: accolto il ricorso del ministero dell’Interno per quanto concerne gli ex assessori Maria Grazia Motisi e Angela Landa, e per i tre ex consiglieri Vito Giuliano, Gioacchino Albiolo e Vito Alessio Di Trapani. Questi quindi non potranno più candidarsi alle prossime “elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali che si svolgeranno nel territorio della regione Siciliana, limitatamente al primo turno elettorale successivo al provvedimento adottato dal Presidente della Repubblica in data 29 luglio 2020”. Inammissibile invece il ricorso nei confronti di altri due ex assessori, Monica Supporta e Rosi Pennino, che quindi potranno ricandidarsi e soprattutto togliersi da dosso una “macchia” del genere.
L’immediata esecutività
Ad aver emesso la sentenza la I sezione civile riunita in camera di consiglio e composta dai magistrati Maura Cannella, Michele Guarnotta e Flavia Coppola. La particolarità di quanto enunciato sta nel fatto che addirittura il provvedimento di incandidabilità viene considerato “provvisoriamente esecutivo, apprezzandosi obiettive ragioni d’urgenza”. Generalmente non si da l’esecutività se non nel momento in cui il provvedimento viene completato in tutti i gradi di giudizio, in caso di eventuali ricorsi in appello e in Cassazione.
Le accuse che hanno retto
In particolare alcuni dei 5 incandidabili avrebbero avuto contatti con personaggi di spicco per via delle loro segnalazioni per mafia. Una legislatura turbolenta quella che vide Maurizio De Luca sindaco per appena 11 mesi; a subentrargli, in seguito alle sue dimissioni, fu un commissario nominato dalla Regione, poi arrivò nel luglio del 2020 lo scioglimento per infiltrazioni mafiose con nomina degli attuali tre commissari prefettizi tutt’ora in carica.
Gli scagionati
Escono di scena pulite da questa vicenda gli ex assessori Supporta e Pennino. La prima fu assessore per un breve periodo all’Ambiente, l’altra invece ai Servizi sociali. Due dei settori più delicati toccati entrambi dalla relazione di scioglimento. Soddisfatto il legale che ha difeso la Supporta, Salvatore Causarano: “Il tribunale – evidenzia – ha ritenuto la mia assistita totalmente estranea alle contestazioni della relazione prefettizia, escludendo qualsiasi collegamento tra l’operato dell’assessore Supporta e l’azione della consorteria criminosa. Ha, altresì escluso episodi di frequentazione e vicinanza alla locale consorteria mafiosa”.
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