“Sono preoccupato, non lo nascondo, per il vento che sta soffiando. C’è il rischio che chi è diverso venga messo a tacere, che le minoranze non siano più tutelate, né riconosciute e che si faccia coincidere la democrazia con un dito alzato, con un like. Ma questo non corrisponderà mai alla democrazia così com’è”.

Lo afferma l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, in occasione delle festività pasquali. Affrontando il tema dei migranti e riferendosi alle polemiche che dividono le forze politiche il presule osserva: “Quando sono arrivato a Palermo, nel dicembre del 2015 mi è capitata l’occasione di recarmi al porto dove erano sbarcati quasi mille profughi.

E c’era un senso di gioia che io ho colto da parte dell’intera città, non soltanto della Caritas o delle associazioni. Negli anni qualcosa è cambiato? Io credo che Palermo sia sempre degna del nome che porta e della sua vicenda consacrata all’accoglienza”.

Monsignor Lorefice, sia pure senza mai nominarlo, contesta apertamente la linea dei “porti chiusi” portata avanti dal ministro dell’Interno Salvini. “Davvero – afferma – temiamo cinquanta diseredati che lasciamo galleggiare in mare aperto? Davvero possiamo discutere e ritardare il soccorso, mentre loro possono annegare? Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità, è una sfida per Palermo e per tutti noi.

Non dobbiamo avere paura di aprirci, perché rischiamo di indurire il cuore, si rischia la sclerocardia. Le persone di buona volontà si uniscano, finalmente, senza distinzioni partitiche o di appartenenza”.