Camera adente alla caserma Lungaro, in via Catalano non distante da corso Pisani, dalle 12 per Vincenzo Agostino, padre dell’agente Nino, ucciso da Cosa nostra assieme alla moglie incinta, Ida Castellucci, il 5 agosto del 1989, che si è spento ieri ad 87 anni senza aver saputo la verità che ha cercato per 35 anni sulla fine di suo figlio e di sua nuora. I funerali dell’uomo, simbolo della lotta alla mafia, si terranno invece domani, martedì 23 aprile, alla Cattedrale alle 10.30.
A darne notizia è la figlia di Vincenzo Agostino, Flora, che con un post su Facebook ha voluto ringraziare anche tutte le persone che in questo momento si stanno stringendo attorno alla sua famiglia. E ha voluto sottolineare: “Vi chiediamo di non portare fiori ma di devolverli a qualche associazione”.
Una vita alla ricerca della verità
Da quel maledetto 5 agosto del 1989 quando i killer della mafia a Villagrazia di Carini uccisero il figlio Nino, la nuora Ida Castelluccio e il figlio che aveva in grembo Antonino, Agostino l’aveva giurato. “Non mi taglierò più la barba fino a quando non saprò la verità”. Il 6 ottobre del 2023 quanto la corte d’appello ha confermato l’ergastolo per il boss di Resuttana Nino Madonia ha detto “Ora toglierò la scritta dalla lapide di mia moglie morta in attesa di verità e giustizia”.
Ieri all’età di 87 anni Vincenzo Agostino ha raggiunto la moglie Augusta Schiera morta nel febbraio del 2019 e il suo Nino e la nuora. L’uomo per tanti anni si è battuto per ottenere giustizia per la morte del figlio Nino, Nato a marzo del 1937, Vincenzo Agostino era conosciuto per il suo impegno e il suo coraggio nella lotta alla mafia e per la lunga barba bianca.
La sua battaglia
Vincenzo Agostino ha continuato senza sosta la sua battaglia fino all’ultimo, chiedendo che venisse fatta luce in particolare sui depistaggi delle indagini sul duplice omicidio. Una prima verità è arrivata proprio quando è stato condannato Madonia. “Sono soddisfatto perché hanno condannato il macellaio di mio figlio e di mia nuora. Soddisfatto anche per mia moglie, desideravo tanto che ci fosse anche lei accanto a me. Ringrazio tutti in particolare l’avvocato Fabio Repici, e soprattutto la magistratura. Finalmente si fa luce. Non soltanto per me e per la mia famiglia”.
Agostino ha assistito a tutte le udienze sia del processo in abbreviato a Madonia sia a quelle col rito ordinario a carico di Gaetano Scotto e Francesco Paolo Rizzuto. “Si sta avvicinando il giorno in cui potrei tagliare la barba perché si avvia a conclusione anche il procedimento ordinario. In caso di condanna, quel giorno potrò mantenere la promessa che ho fatto sulla tomba di mio figlio. Intanto, Madonia resta in carcere, io spero che adesso decida di pentirsi e di raccontare tutto quello che sa”.
La sentenza che ancora non è arrivata
Quel giorno non era ancora arrivato. La corte d’assise si dovrà ancora pronunciare sulle responsabilità del boss Gaetano Scotto. Vincenzo Agostino ha passato la vita incontrando gli studenti e raccontando la storia di suo figlio l cui morte è stata anche questa al centro di un depistaggio iniziato subito dopo il delitto. Ucciso a Villagrazia di Carini nella casa di villeggiatura dei genitori qualcuno in quelle stesse ore portò via appunti che si trovavano nell’armadio nella sua abitazione in via Altofonte. Un epidosio che ha sempre convinto Vincenzo Agostino a dire agli studenti che lo sentivano “la verità della morte di Nino e Ida è dentro lo Stato”.
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