Di fronte alla platea della Biblioteca Comunale di Terrasini, nel tardo pomeriggio di martedì 2 settembre, si respirava un silenzio composto ma carico di emozione. Il Comune e l’assessorato alle attività culturali, rappresentati dal sindaco Giosuè Maniaci e dall’assessore Nunzio Maniaci, hanno voluto aprire le porte della sala per ospitare la presentazione del libro “Ninni Cassarà. Il bambino che divenne poliziotto” (Frascati & Serradifalco, 2025) dello psichiatra e scrittore Marcello Alessandra. L’evento, a cui ha partecipato anche BlogSicilia con l’editore Biagio Semilia, è stato l’occasione per ripercorrere la figura del vicequestore ucciso dalla mafia nel 1985 e per riflettere sulla trasmissione della memoria alle giovani generazioni.

Un libro che dà voce alla memoria

Il volume di Alessandra, presentato con la prefazione del giornalista Francesco La Licata, non si limita a ricostruire la carriera del vicequestore Antonino “Ninni” Cassarà. È una narrazione corale che, partendo dall’infanzia e dall’ambiente familiare, svela l’etica profonda e il senso dello Stato che hanno guidato un uomo “eroe suo malgrado”. A parlarne sono la sorella Rosalba, l’amico e collega Francesco “Ciccio” Accordino, il magistrato Alfredo Morvillo e la poliziotta Carla Marino. Ognuno di loro contribuisce a restituire il ritratto di un poliziotto determinato e innamorato della sua Palermo, capace di organizzare un gruppo d’élite che, con indagini pionieristiche e coraggio, osò affrontare la cupola di Cosa Nostra.

Alessandra spiega, non senza emozione,  che il libro non vuole aggiungere un’altra agiografia alla lista degli eroi: “ho cercato la persona dietro il personaggio, la realtà di una famiglia che ha pagato un prezzo altissimo alla mafia. La forza della narrazione sta proprio nella quotidianità: le pagine raccontano le partite a pallone del piccolo Ninni, l’amore per il teatro trasmesso dalla madre, i sogni di un ragazzo che studiava Giurisprudenza e che sceglie la Polizia per “servire e proteggere”.

La verità processuale e la verità storica

Nel corso della presentazione si è parlato di come si costruisce la memoria pubblica. La magistrata Antonella Consiglio, in dialogo con l’autore, ha sottolineato l’importanza di divulgare storie come quella di Cassarà nelle scuole. “Dopo tanti anni – ha detto – è fondamentale distinguere tra la verità processuale, legata ai limiti e alle prove di un procedimento, e la verità storica. Il tempo, la documentazione e le testimonianze ci permettono di attestare una verità storica che va raccontata”. Rispondendo a un intervento di Graziella Accetta, madre del piccolo Claudio Domino ucciso a 11 anni, Consiglio ha fatto un’importante puntualizzazione tecnica: un’indagine archiviata non significa un fascicolo chiuso per sempre, anzi l’archiviazione consente che eventuali novità possano far riaprire il procedimento. “Meglio un procedimento archiviato che un’indagine che cade nell’oblio”, ha spiegato. Parole che hanno colpito il pubblico, ricordando quanto la perseveranza dei familiari delle vittime sia cruciale per tenere viva la domanda di verità e giustizia.

Il racconto di Carmine Mancuso

A intrecciare storia personale e storia collettiva è stato Carmine Mancuso, ex poliziotto e deputato della repubblica,  figlio del maresciallo Lenin Mancuso, attivo anche sulle pagine di blogsicilia con il suo blog in cui parla di antimafia e memoria.  Nel suo intervento ha ripercorso le tappe del Coordinamento antimafia degli anni Ottanta, formato prevalentemente   da semplici  cittadini che credevano possibile cambiare le cose. Ha ricordato come quegli anni fossero segnati dalla emarginazione sociale di chi non si arrendeva in una stagione infarcita di omicidi eccellenti, da complotti e da solitudini istituzionali che portarono molti di quei protagonisti prima davanti ai tribunali, anche come imputati, e poi in politica. Mancuso ha sottolineato che la lezione di quel periodo non deve andare perduta: “le indagini di Cassarà e dei suoi uomini posero le basi per il maxiprocesso, ma l’inadeguato sostegno dello Stato e l’ostilità di una parte delle istituzioni ne decretarono la sorte. Raccontare queste storie oggi è un dovere morale“.

 

Il ruolo delle istituzioni e della scuola

L’iniziativa è stata aperta dai saluti istituzionali del sindaco Giosuè Maniaci e dell’assessore alla Cultura Nunzio Maniaci, che hanno ribadito l’impegno dell’amministrazione comunale nel sostenere la divulgazione della cultura della legalità. “Terrasini vuole essere un laboratorio di memoria – ha detto il primo cittadino – e la biblioteca comunale è il luogo simbolico da cui ripartire con i nostri giovani”. L’assessore Maniaci ha annunciato un calendario di incontri in collaborazione con le scuole, affinché vicende come quella di Cassarà diventino parte del patrimonio culturale delle nuove generazioni.

Un messaggio alle nuove generazioni

L’incontro è terminato con la consapevolezza che la figura di Ninni Cassarà parla ancora al presente. Come afferma l’autore, la sua storia “ci ricorda la forza di un uomo che ha creduto nello Stato, nel senso di giustizia e nell’amicizia”. E ci ricorda anche l’abbandono e il tradimento istituzionale che, ieri come oggi, possono spingere verso l’oblio. Ma il messaggio che è giunto forte dalla sala della biblioteca di Terrasini è che non possiamo permetterci di dimenticare: ogni volta che un libro viene presentato, ogni volta che i ragazzi imparano i nomi di Boris Giuliano, Beppe Montana, Falcone e Borsellino, la nostra coscienza collettiva fa un passo avanti.