a palermo i posti disponibili sono 420

“No al numero chiuso a Medicina”, protesta a Palermo nel giorno dei test d’accesso

Una protesta degli studenti contro i test d’ingresso per Medicina e Chirurgia si è svolta stamane nell’Università di Palermo. Ad essere stato contestato è il numero chiuso.

Quest’anno più di 60mila giovani si sono iscritti ai test d’ingresso. Solo un partecipante su cinque potrà immatricolarsi. A Palermo le richieste sono 2.900; i posti 420.

Dicono gli studenti del Collettivo Universitario Autonomo di Palermo che hanno organizzato la protesta: “C’è chi non ci sta e ritiene sia ingiusto limitare al minimo questo numero, soprattutto in un periodo di emergenza sanitaria come questo”.

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“È incredibile che, nonostante l’evidente carenza di personale medico e sanitario riscontratasi in questo periodo di emergenza – dice Ludovica Di Prima del Collettivo Universitario Autonomo – i posti di accesso alle università siano ancora estremamente limitati. È necessario un sistema sanitario più solido e più finanziato. Servono nuovi medici; serve aprire le porte delle facoltà medico-sanitarie a chiunque abbia voglia di intraprendere questo percorso”.

“Il numero chiuso – conclude – costringe migliaia di giovani ad altissimi livelli di stress prima ancora di entrare all’università. I corsi preparatori, a causa dei loro costi, non sono accessibili a tutti. Il numero chiuso per Medicina e Chirurgia impedisce ai giovani di formarsi e debilita la nostra sanità”.

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Hanno preso il via oggi alle 12 i test per l’accesso alla facoltà di Medicina. I posti disponibili per quest’anno ammontano in tutto a 13.072. A iscriversi alla prova sono stati in tutto 66.638, circa duemila candidati in meno rispetto all’anno scorso.

“E’ inaccettabile – afferma Camilla Guarino di Link Coordinamento Universitario – che venga fatta questa selezione per diventare medico, quando il nostro Servizio Sanitario Nazionale è ancora in grave emergenza per carenza di organico con la pandemia ancora in corso. Le misure miopi intraprese durante il lockdown sono emblematiche: in varie regioni d’Italia sono stati chiamati in servizio medici in pensione, medici militari oppure anche medici neolaureati senza un’adeguata formazione. Siamo contro ogni barriera di accesso”.

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