“Quest’anno siamo oltremodo provocati anche dagli eventi della pandemia e dallo stile di vita che ci viene chiesto dalla responsabilità della salvaguardia della vita nostra e altrui.

Non possiamo rifugiarci, da indaffarati, nei trambusti alienanti incorniciati ad hoc nelle ricorrenze di feste ormai esautorate del loro significato umano e spirituale. Né vivere da brontoloni per quello che ci viene vietato di fare. Per quello che non possiamo consumare. Per le tradizioni religiose e le manifestazioni civili che non possiamo realizzare. Questo Natale non è diverso. È il Natale di sempre che chiede di essere accolto nel nostro sacrario interiore, nelle nostre coscienze”.

Lo ha detto l’arcivescovo di Palermo nel corso dell’omelia nella Messa di Natale in  Cattedrale.

«L’aspetto familiare, infantile, di questa festa, che  senz’altro si addice a questo giorno, dovrebbe rimanere trasparente a quel mistero ineffabile che rende umane le persone, profondamente disponibili tra loro e dona loro la promessa di una giovinezza. Solamente chi, nel silenzio del mite raccoglimento, della dedizione capace di rinuncia, nella silenziosa notte santa del proprio cuore fa passare in secondo piano la molteplicità delle cose, delle persone delle aspirazioni,  che altrimenti gli ostruiscono la vista sull’infinito; solamente chi spegne, almeno per un breve momento, le luci terrene che altrimenti gli impediscono di vedere le stelle del cielo; solamente chi, in questa silenziosa notte del cuore, si lascia interpellare dall’ineffabile, muta vicinanza di Dio, che parla col suo tacere, nella
misura in cui abbiamo orecchi per essa, solamente costui celebra il Natale così come deve essere celebrato, se
vogliamo che non degeneri in una festa solamente mondana» (K. Ranher, Dio si è fatto uomo, 87-88) –  ha aggiunto Lorefice  – Nessuna cosa oggi deve appesantire o sviare i nostri cuori. Nessuna paura perché brilla una luce. Nessuna distrazione. Perché nessuna sicurezza umana deve o può continuare ad illudere la nostra intelligenza e a fuorviare il
desiderio più profondo che alberga in noi.

Il Natale è fatto per l’intelligenza del cuore. È il dono massimo di Dio a noi uomini. Si rivela nei cuori e lo seduce: «C’è una cosa sola che non è imposta: l’amore. C’è una cosa sola che deve nascere dentro il nostro cuore senza che nessuno la manovri ed è l’amore. Cristo è l’amore: non comanda niente, attrae» (Don Primo Mazzolari, Natale 1958). Natale è lì dove c’è un cuore che nonostante tutto continua ad amare. A voler bene. Ad andare incontro all’altro. A resistere al male. Non c’è Natale tutte le volte che non amiamo. Quando non contribuiamo al canto della vita. La vita sboccia dall’amore di un uomo e di una donna. La vita si nutre essenzialmente di amore. Di questo fragrante pane sostanziale che è l’amore.