I carabinieri hanno eseguito una nuova ordinanza contro Rosario Basile, ai vertici della Ksm, emessa dal gip di Palermo su richiesta della procuratore capo Francesco Lo Voi e del sostituto Siro De Flammineis per avere falsificato una prova a suo favore.

Per Rosario Basile il giudice ha disposto l’obbligo dimora nel Comune di Milano unitamente alla misura del divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi all’interno delle Società KSM s.p.a e KSM service s.r.l. per la durata di dodici mesi.

Il capo della società di vigilanza è indagato per i reati di errore determinato dall’altrui inganno, falsità ideologica commessa da Pubblici ufficiali in atti pubblici, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici e frode processuale.

Secondo quanto accertato dai militari nell’ambito delle cause civili inerenti al licenziamento di due ex dipendenti dalla KSM e, successivamente, nel corso dell’interrogatorio di garanzia di Rosario Basile, depositava memorie difensive contenenti tabulati telefonici rivelatisi falsi, o alterati, ingannando il Giudice del Lavoro di Palermo, il Giudice per le Indagini Preliminari ed il Tribunale del Riesame.

I tabulati telefonici avevano consentito di confermare il licenziamento del lavoratore che aveva presentato ricorso. I provvedimenti sono scattati anche per i vertici della società. Anche per Francesco Di Paola, dirigente della società è scattato il divieto di dimora nel comune di Palermo insieme alla misura del divieto temporaneo di ricoprire uffici direttivi all’interno delle società KSM spa e KSM service srl per dodici mesi”, i reati sono gli stessi contestati a Basile.

Provvedimenti anche per il figlio del patron e legale rappresentante della società, Filippo Basile, e l’ex vice questore Luigi Galvano. Il gip li ha interdetti per 12 mesi dalle cariche. Lo stesso giudice, ha però respinto, la richiesta di ripristinare gli arresti domiciliare per Rosario Basile che resta obbligato a vivere lontano dalla Sicilia.

Per il gip che ha predisposto una nuova ordinanza nei confronti di Rosario Basile, ex patron della Ksm, “l’inganno che gli viene contestato è riconducibile a lui come concorrente morale dei fatti”. Secondo gli inquirenti, Basile avrebbe falsificato una prova a suo favore.

Il capo della società di vigilanza è indagato per falso e frode processuale. Secondo quanto accertato dai militari nell’ambito delle cause civili inerenti al licenziamento di due ex dipendenti e, successivamente, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Basile depositava memorie difensive contenenti tabulati telefonici rivelatisi falsi, o alterati, ingannando il giudice del lavoro di Palermo, il Gip e il Tribunale del riesame.

Gli stessi provvedimenti cautelari sono scattati anche per i vertici della società: Francesco Di Paola, Filippo Basile e l’ex vice questore Luigi Galvano.

L’ex patron della Ksm era – per il giudice – l’unico interessato a che si realizzassero “i fatti illeciti” e avrebbe partecipato all’incontro avvenuto con il dipendente licenziato costringendolo a consegnare il telefonino dal quale, secondo l’indagato, sarebbero partire le telefonate all’ex amante di Basile.

I tabulati telefonici presentati al giudice del lavoro sarebbero stati poi falsificati con la complicità di altri indagati. Dall’analisi su sim e scheda sd non emerge nessun sms o messaggio whatsapp tra gli ex dipendenti che sono stati poi licenziati. Per il giudice c’è stata una “grossolana manipolazione dei file”.