L’accordo fra lo Stato e la Regione siciliana che fa arrivare in Sicilia 500 milioni di euro è del tutto illegittimo e probabilmente anche incostituzionale. Per questo appare più che opportuno un ricorso al Tar contro un atto che penalizza i siciliani.
La richiesta rivolta ai Parlamentari siciliani viene dagli indipendentisti guidati dal professore Massimo Costa. “Crocetta – dice Costa- non può impegnare l’Assemblea regionale siciliana ad adeguarsi ad una intesa di cui era all’oscuro. Non rientra tra le sue prerogative vincolare l’Ars alle sue scelte personali. Suggeriamo, quindi, ai deputati siciliani di avvalersi delle loro competenze giuridiche per impugnare l’accordo dinnanzi al Tar”.
“Siamo rimasti piacevolmente colpiti dagli interventi di molti deputati siciliani ieri all’Ars – dice ancora Costa – con un afflato sicilianista degno di nota, si sono scagliati contro il nuovo scellerato accordo tra lo Stato e la Regione con cui il presidente Crocetta svende la Sicilia e i diritti dei Siciliani per un piatto di lenticchie. Evidentemente il lavoro di sensibilizzazione che portiamo avanti sta dando i suoi frutti”.
“Non basta però denunciare. Adesso bisogna passare all’azione e dunque al ricorso davanti al Tar.“Ovviamente, e questo non ci sorprende, l’unica nota stonata della seduta di ieri, è stato l’intervento del deputato del PD, Giovanni Panepinto: l’unica cosa giusta che ha detto è che non è un esperto di economia e la sua difesa dell’accordo lo dimostra pienamente. Il suo riferimento all’Evis (l’Esercito volontario per l’indipendenza della Sicilia), poi, per quanto sbagliato nella sostanza (ha ritirato fuori la bufala secondo cui gli indipendentisti aspiravano a diventare una stella americana. Si vede che non è neanche esperto di storia), mostra però che ha capito una cosa importante e cioè – sottolinea Costa- che gli indipendentisti sono tornati e fa bene a preoccuparsi perché in una Sicilia indipendente non ci sarebbe spazio per un ascaro come lui così come non ci sarebbe spazio per accordi che calpestano la dignità dei Siciliani. La prima cosa che faremo quando la nostra Sicilia sarà di nuovo libera sarà riportare l’Iva al 10% e l’Irpef al 20%. Panepinto se ne faccia una ragione: i Siciliani hanno rialzato la testa”.
Ma ricorso al Tar o meno intanto i 500 milioni ottenuti non bastano a salvare la situazione. All’appello mancano sempre 50 milioni di euro mentre i Comuni dovranno subire tagli per altri 20 milioni di euro.
“In queste ore, nel corso del dibattito in Aula, l’accordo Stato-Regione ha evidenziato le conseguenze nefaste che porterà alla Sicilia – dice Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all’ARS -. Rispetto ai 550 milioni di euro promessi e previsti ne arrivano 50 in meno, già certificati, con il rischio che agli stessi si aggiungeranno altri 158 milioni. Una prima decurtazione rispetto alle previsioni, e a pagarne le spese saranno da subito i comuni, già in ginocchio e strozzati, ai quali saranno tolti ulteriori 20 milioni, il fondo dei precari, ai quali saranno tagliati circa 12 milioni, mentre 8 milioni saranno decurtati ai forestali, questo per dare alcune delle cifre di questo accordo leonino, che renderà ancora più povera la nostra terra. Il Partito democratico abbandoni subito gli inopportuni toni trionfalistici, prendendo coscienza che il limite di sopportazione dei siciliani è già stato superato”.
“I cittadini siciliani pagheranno da subito sulla loro pelle gli effetti devastanti causati da questo accordo – la deputata azzurra Bernadette Grasso -. I comuni dell’Isola subiranno infatti tagli per 20 milioni di euro, che comporteranno importanti riduzioni nei servizi erogati. Il sindaco Orlando e tutta l’Anci ringrazino il governo Crocetta per devastare, giorno dopo giorno di più, la nostra Sicilia”.
Molto dura contro il governo Crocetta e la maggioranza anche la capogruppo 5 Stelle all’Ars Angela Foti, che ha accusato il presidente di aver abdicato, arrendendosi davanti ai diktat romani. “Presidente – ha detto la deputata a Crocetta – lei ha tradito il suo mandato, Con la rinuncia ai contenziosi ha sottratto ai siciliani risorse fondamentali. Si è arrogato un diritto che non le competeva”.
Sull’argomento è intervenuta anche un’altra deputata M5S, Claudia La Rocca. “Questo – ha detto – è un accordo assolutamente sbilanciato che di fatto delegittima l’autonomia legislativa della Sicilia. Prevede la riduzione strutturale della spesa corrente del 3% rispetto all’anno precedente per il triennio 2017/2020. Tale riduzione dovrebbe realizzarsi attraverso delle norme che dovrebbero essere portate a termine entro il prossimo 30 Settembre. Non capiamo come un governo che non è riuscito a portare a termine una sola riforma strutturale in 4 anni, riuscirà a portare a termine diversi provvedimenti, di non poco conto, in soli 3 mesi”.
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