Ci sarebbe stato uno screzio, una lite tra i due camerieri, ma qualche tempo. Una lite a cui la famiglia del cameriere algerino non avrebbe dato peso.
“Badr “Samir” Boudjemai, non raccontava mai nulla a casa. Quello che accedeva al lavoro restava lì – hanno raccontato i familiari – Era un uomo che teneva alla famiglia e molto riservato. Qualunque problema lo affrontava senza coinvolgere i familiari”.
Per questo chi gli stava vicino non riusciva a capacitarsi su quanto successo e sull’efferatezza con la quale è stato ucciso il cameriere algerino di 41 anni. La moglie, la madre e la sorella di Samir hanno nominato l’avvocato Enrico Tignini per essere assistiti in questa terribile vicenda che li ha visti coinvolti. Aspettano anche loro di conoscere e sapere cosa è successo la notte tra venerdì e sabato in via Roma e perché Alì El Abed Baguera, tunisino di 32 anni, fermato dalla procura avrebbe ucciso il loro caro.
La famiglia della vittima sta vivendo ore di profondo dolore. La madre si trovava da un mese a Palermo per stare con i nipotini e riabbracciare il figlio e la nuova. Da quando ha appreso la notizia della morte del figlio non si dà pace. Anche la sorella che lavora per Medici senza Frontiere è arrivata a Palermo non appena ha appreso la notizia e anche lei insieme alla moglie di Badr vuole sapere la verità di un delitto assurdo nei confronti di un uomo buono che amava la famiglia e viveva per i figli.
Alì El Abed Baguera durante l’interrogatorio del pm Vincenzo Amico e dei carabinieri che lo hanno tempestato di domande fino alle 3 di notte, ha detto: “Io con quel delitto non c’entro nulla. Non mi rovino la vita per un cliente in più o in meno”. Adesso si attende l’udienza di convalida per conoscere le prove raccolte dai carabinieri che inchioderebbero il cameriere tunisino che lavora al ristorante Al Magnum del cugino ristorante vicinissimo all’Appetì dove da un anno lavora Badr l’algerino.
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