La seconda sezione della corte d’assise d’appello di Palermo presieduta da Angelo Pellino ha condannato all’ergastolo l’imprenditore di Partinico (Palermo) Antonino Borgia, imputato dell’omicidio di Ana Maria Lacramioara Di Piazza, avvenuto nel 2019.

In primo grado l’uomo accusato del delitto in primo grado era stato condannato all’ergastolo. In appello erano cadute tutte le aggravanti e la condanna era stata ridotta a 19 anni e 4 mesi.

La Cassazione rinviò a nuovo giudizio

Sentenza annullata dalla Cassazione, che aveva rinviato a Palermo per un nuovo giudizio, concluso oggi col la nuova condanna all’ergastolo.  I giudici hanno riconosciuto la sussistenza dell’aggravante della premeditazione e dei motivi abietti, esclusi dalla precedente sentenza del 7 ottobre 2022. Contro Borgia erano costituiti parte civile la madre della vittima (ragazza di origini rumene adottata da bambina), assistita dall’avvocato Angelo Coppolino; il fratello, rappresentato dall’avvocato Antonino Scianna; le associazioni Insieme a Marianna e bon’t worry, patrocinate dall’avvocato Alessandra Inguaggiato.

L’ergastolo revocato a fine 2022

In appello venne revocato l’ergastolo per Antonino Borgia, l’imprenditore di Partinico accusato di avere ucciso il 22 novembre di cinque anni fa con dieci coltellate Ana Maria Lacramioara Di Piazza, la giovane donna incinta originaria della Romania ma residente a Giardinello che aveva una relazione con l’uomo. La I sezione della corte d’assise d’appello di Palermo ha inflitto 19 anni e 4 mesi per omicidio volontario. Venne revisionata parzialmente la sentenza di primo grado.

Dunque secondo i giudici Borgia non sarebbe stato “spietato” come invece venne ricostruito nel corso delle indagini che furono portate avanti dai carabinieri della compagnia di Partinico. Per il collegio il no all’ergastolo ha come base il fatto che l’accusa non ha provato, sopra ogni ragionevole dubbio, la premeditazione. Vale a dire di aver programmato la morte della ragazza 30enne di Giardinello. Inoltre non ci sarebbero i motivi abietti e futili perché, sempre secondo la corte d’appello, non ci sarebbe un “sentimento spregevole e vile” nel suo gesto. Un’azione criminosa frutto della paura di Borgia poter perdere la propria famiglia perché sarebbe potuto venire alla suo rapporto extraconiugale. Esclusa anche la crudeltà perché, sempre secondo le motivazioni dei giudici di secondo grado, non ci sarebbe stato in Borgia l’intento di provocare sofferenze volutamente alla vittima.

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