Seduti, sotto l’ombra, a chiacchierare, con il furgone parcheggiato, e sotto una scritta: “Se vi state chiedendo perchè Palermo è la città più sporca d’Italia, questa è la risposta”. Un video che mostra dei dipendenti della Reset, una delle società municipalizzate del capoluogo siciliano, che non stavano compiendo, diciamo così, il proprio dovere durante le ore di lavoro, è diventato in men che non si dica virale su TikTok e sui social in generale. Così virale che il direttore della Reset, Fabrizio Pandolfo, ha già avviato ieri i provvedimenti disciplinari contro i lavoratori, che dovranno spiegare perchè non stavano, sostanzialmente, lavorando.
Il video
Nel video si vedono i dipendenti seduti all’ombra a parlare, e non a pulire, al Foro Italico, col furgone parcheggiato e non utilizzato. Una scena che sarebbe andata avanti per un bel pò, certo non solo i pochi secondi del filmato. La trasposizione di un luogo comune, insomma, una “conferma” di quello che pensano i palermitani, ovvero che tra chi dovrebbe mantenere pulita la città a volte ci sia, come dire, un certo lassismo. Non si può (e non si deve) fare di tutta l’erba un fascio, ma certe scene di certo non aiutano.
Incendi di rifiuti
Anche perchè il momento è delicato: è cronaca quotidiana ormai di rifiuti che invadono le periferie, di incendi di cumuli di spazzatura nella notte che mettono a rischio la salute dei cittadini. Un’emergenza, quasi, continua.
Ieri chili e chili di immondizia sono stati dati a fuoco nell’ecomostro di via Tiro a Segno a Palermo nell’immobile abusivo confiscato alla mafia che da decenni si trova in uno stato di totale abbandono.
La questione ecomostro di via Tiro a Segno
Dopo le segnalazioni arrivate dai residenti e dalla vicina sede dell’Amg sono arrivati i vigili del fuoco che hanno impiegato diverse ore per spegnere il rogo in cui sono stati bruciati i rifiuti accatastati. L’amministrazione comunale si era impegnata ad abbatterlo e intitolare la strada a Biagio Conte.
Ad aprile del 2024, come annunciato dall’assessore all’Urbanistica Maurizio Carta, era stato incaricato il responsabile unico del procedimento e la scelta era ricaduta su un ingegnere del Coime. Gli operai comunali, dopo i primi interventi di rimozione dei rifiuti da parte della Rap, avevano fatto dei lavori di messa in sicurezza recintando alcune aree e chiudendo vari accessi e scalinate. Poi era partita la bonifica anche dell’amianto.
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