Il giudice Nicola Aiello ha assolto dall’accusa di omicidio stradale l’automobilista coinvolta nell’incidente in cui perse la vita Marco Sacchi, storico operatore televisivo della Rai.

Alla guida dell’auto c’era una donna nata a Marrakech (Marocco) ma residente a Palermo, la 58enne Nadira Lotfi.

Il tragico incidente avvenne in via Castelforte a maggio 2016. L’operatore Rai 61enne si trovava in sella al suo scooter e viaggiava in direzione via dell’Olimpo mentre la donna, a bordo della sua Volkswagen Lupo, procedeva nella direzione opposta quando svoltò a sinistra per immettersi in uno slargo che porta al civico 95. Poi il violento impatto.

Nonostante l’intervento dei sanitari del 118 per Sacchi non c’era più nulla da fare. Nella caduta l’operatore Rai riportò diverse fratture, un trauma toracico e un trauma cranico che provocò il decesso per arresto cardiocircolatorio. Al termine dei rilievi eseguiti dalla polizia municipale l’automobilista è stata indagata e rinviata a giudizio su richiesta del pm Bruno Brucoli.

Durante il processo è stato però accertato che la donna oggi assolta non aveva eseguito alcuna manovra imprudente. La polizia municipale ha rilevato nel luogo dell’incidente il segno di una frenata “con andamento sinusoidale di circa 12 metri”.

Inoltre è emerso che Sacchi, al momento dell’impatto, non avesse il casco protettivo che invece teneva sotto braccio.

Alla luce degli elementi raccolti e sulla scorta della relazione presentata da un consulente il giudice ha escluso il nesso di causalità tra il comportamento della donna alla guida dell’utilitaria e il decesso del 61enne che aveva poco prima lasciato gli studi della Rai di viale Strasburgo dopo aver montato le immagini di un servizio girato a Montelepre.

Due giorni dopo la tragedia i familiari di Sacchi celebrarono il suo funerale in una chiesa Maria Santissima dell’Assunta gremita di gente. In centinaia riempirono l’edificio sacro per l’ultimo saluto. “Il nostro caro Marco era un giusto, si è sforzato di far cambiare la società. Ci hai mostrato le immagini della strage di Capaci – aveva detto don Pietro rivolgendosi direttamente a lui nell’omelia – e con quelle immagini hai smosso le coscienze”.

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