L’operazione che portato nella notte a 31 arresti a Palermo nell’operazione Pandora messa a segno nel quartiere Borgo Nuovo, Cep e Partanna Mondello.

In carcere

Operazione Pandora dei carabinieri, in carcere sono finiti: Giuseppe Di Francesco, 33 anni, Marco Di Francesco, 21 anni, Giuseppe Gravanti, 33 anni, Salvatore Occhipinti, 21 anni, Antonino Pitasi, 26 anni, Pietro Pitasi, 35 anni, Walter Pitasi, 21 anni, Salvatore Spataro, 42 anni.

Ai domiciliari

Ai domiciliari: Marco Bisiccé, 32 anni, Vincenzo Bisiccé, 36 anni, Salvatore Bisiccé, 32 anni, Enrico Bologna, 29 anni, Pietro Castrofilippo, 28 anni, Rosa Colombo, 54 anni, Angelo Costa, 28 anni, Antonino D’Amico, 32 anni, Angelo Di Francesco, 53 anni, Gioacchino Di Maggio, 39 anni, Francesco Duecento, 20 anni, Salvatore Giappone, 42 anni, Giovanni Giotti, 30 anni, Giuseppina Magnasco,  32 anni, Salvatore Magnasco, 56 anni, Alessandro Randazzo, 33 anni,  Maurizio Randazzo, 44 anni, Andrea Tomaselli, 62 anni, Emanuele Tomaselli, 30 anni, Salvatore Tomaselli, 36 anni, Marong Yancuba, alias Manos Yancuba, 24 anni, Fabrizio Davì, 30 anni e Monica Noto, 42 anni.

I carabinieri di Palermo hanno eseguito nel corso dell’operazione Pandora un’ordinanza cautelare nei confronti di 31 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio di droga.

31 arrestati a Partanna Mondello, Cep e Borgo Nuovo

Di questi 8 sono finiti in carcere, 23 ai domiciliari. Il provvedimento è del gip del tribunale di Palermo su richiesta del procuratore aggiunto Salvatore De Luca della Dda.

L’indagine condotta dalla compagnia San Lorenza tra il 2019 e il 2020 avrebbe permesso di svelare l’esistenza di tre organizzazioni che si rifornivano di droga nel mercato di Ballarò e avrebbero realizzato tre piazze di spaccio a Partanna Mondello, Borgo Nuovo e San Giovanni Apostolo (ex Cep).

Giro d’affari di mezzo milione l’anno

Il giro d’affari delle tre organizzazioni sarebbe stato di 500 mila euro ogni anno.

E per compiere i loro affari i componenti degli organizzazioni avrebbero utilizzato come basi di spaccio sia i propri appartamenti, ma anche una fitta rete di pusher che garantivano il rifornimento delle dosi anche su piazza.

Per questo un gruppo era specializzato anche nella vendita a domicilio dello stupefacente ad una fitta di clienti soprattutto nel centro del capoluogo. Alle bande si rivolgevano anche i pusher della provincia di Palermo per rifornirsi.

La collaborazione fra gruppi

I militari nel corso delle indagini hanno accertato la collaborazione tra i gruppi, soprattutto quando la droga scarseggiava. Le indagati avrebbero accertato che le organizzazioni avrebbero avuto a disposizione magazzini, appartamenti ed esercizi commerciali per riunioni nel corso delle quali decidere le strategie, per nascondere e lavorare la droga.

La droga nella macelleria

Una delle basi era una macelleria riconducibile ad uno degli arrestati da dove insieme alla carne e agli insaccati sarebbe stata smistata una grossa quantità di droga. Infatti, nel corso delle indagini sono già state arrestate in flagranza di reato 13 persone e segnalate alla locale Prefettura, quali acquirenti, 6 soggetti e sequestrati 12 chili di stupefacenti e circa 2.000 euro in contanti. Dei 31 arrestati 18 percepivano il reddito di cittadinanza.

In un mese 112 indagati la metà con il reddito di cittadinanza

Negli ultimi 35 giorni i carabinieri hanno eseguito 112 misure cautelari a Palermo nei confronti di indagati nello spaccio di stupefacenti.

Il 2 novembre allo Sperone 58 misure, il 23 novembre alla Vucciria 11 misure; il 30 novembre a Passo di Rigano 12 misure. Questa mattina 31 tra Partanna Mondello, Borgo Nuovo e San Giovanni Apostolo (ex Cep).

112 indagati in poco più di un mese in quattro operazioni

Di questi 62 sono stati arrestati, 32 denunciate e sono stati sequestrati 15 chilogrammi di droga e 500 dosi. Sequestrate 8 mila euro. Segnalati 107 clienti alla prefettura. Il giro d’affari è di 3 milioni di euro. Sui 112 destinatari di misure cautelari, 60 percepivano il reddito di cittadinanza con un esborso per lo Stato di circa mezzo milione di euro annui.

 

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