“Ieri sera soltanto per qualche c’è stata l’emergenza al pronto soccorso del Cervello. La situazione è stata risolta con il montaggio del posto medico avanzato. Ieri è successo che si è concentrato nelle stesse ore un numero di pazienti che ha superati la ricettività del pronto soccorso che è anche abbastanza elevata che è oltre le 50 postazioni. I pazienti all’interno sono molto gravi e la difficoltà di dimissione ha portato al fatto che c’è stato un momento in cui i pazienti non erano nelle condizioni di entrare”.

Così Tiziana Maniscalchi direttrice del pronto soccorso Covid del Cervello risponde a quanto successo ieri, quando 14 ambulanze sono rimaste in fila per ore davanti all’area di emergenza.

“Speriamo che questo picco duri pochi giorni perché sono situazioni che mettono a dura prova il nostro lavoro, l’intero sistema sanitario locale, ma siamo fiduciosi che insieme al 118 e alla sanità possiamo risolvere e superare questo picco che è veramente importante – aggiunge Tiziana Maniscalchi – Questo picco me l’aspettavo perché risente del 31 e dell’1 dove mentre noi lavoravamo dentro, moltissime sono state le feste private e le aggregazioni familiari. Forse non è il momento di festeggiare, dovremmo pensarci un attimo. Per cui sarebbe opportuno riflettere che in questa fase dovremmo stare più riguardati e pensare alle cose più essenziali e non alle cose più futili come le aggregazioni seppur familiari. Speriamo che questo sia il picco di capodanno, non ci sono numeri che facciano pensare che siamo in discesa, anzi. Non c’è neanche il plateau, speriamo di raggiungere presto questo per raggiungere la discesa.

Noi abbiamo 70 e abbiamo avuto anche 90 accessi al giorno. L’ospedale Cervello ha oltre 200 ricoverati e arriveremo ad una capienza massima di 250 posti letto. Ci siamo quasi perché lo stiamo raggiungendo, con l’attivazione oggi di altri posti letto che ci aiuteranno. Le patologie sono gravi. Ricoveriamo soltanto chi ha una esigenza estrema di essere ricoverati. Gli altri affidati al territorio, chi è in casa. Il paziente che viene ricoverato oggi non uscirà a breve, è una fase in cui la necessità di posti letto si fa sentire di più”.

E la responsabile dell’area di emergenza ricorda. “La maggior parte dei casi gravi continuano ad essere i non vaccinati. In questa fase sono le malattie peggiori che possiamo vedere, c’è ancora la variante Delta, anche quella Omicron sul paziente non vaccinato dà i suoi problemi. Per cui speriamo che la variante omicron soppianti la variante delta, ma non siamo certi che nel non vaccinato la variante omicron non possa dare ad un vaccinato patologie di rilievo, per cui in atto la quasi totalità dei ricoverati gravissimi è non vaccinato. Parlo di rianimazione e Utin.

Ci sono anche pazienti vaccinati che sono una minima parte e sono affetti da comorbilità importanti o avevano la seconda dose di vaccino ormai datata. Le terze dosi sono in una percentuale bassissima e le terze dose che si sono infettate sono sempre a domicilio. L’appello è sempre lo stesso. Stiamo rilevando che la terza dose protegge anche dall’infezione. Noi che stiamo continuamente a contatto con il virus stiamo notando che ci infettiamo sicuramente molto meno anche rispetto alla fase in cui eravamo vaccinati con 2 dosi. In pronto soccorso non si sa se il paziente sia affetto da variante delta o omicron. Agiamo sulla clinica, in questo momento la variante non è una cosa importante, viene fatto il sequenziamento al momento del ricovero”.

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