Palermo dice “no” allo spaccio di droga. Una piaga sulla quale oggi l’associazione Sos Ballarò ha organizzato un corteo di sensibilizzazione e di protesta fra le strade del centro, in particolare all’interno del quartiere dove opera l’associazione. Presenti esponenti di diverse associazioni e categorie sociali: studenti, uomini di chiesa, politici ed attivisti. Un gruppo partito da piazza Casa Professa intorno alle 16.30 e che terminerà il proprio viaggio a piazza Bologni nel tardo pomeriggio.
Gli organizzatori: “Istituzioni devono aiutare questi ragazzi”
A spiegare i motivi della manifestazione è Don Enzo Volpe, uomo di chiesa ed attivo all’interno dell’associazione Sos Ballarò. “Vogliamo dare inizio ad un processo di coscienza a favore di quelle persone che soffrono gli effetti dell’uso del crack, che distrugge le vite di tanti giovani e ragazzi. Ballarò è il segno di tutta Palermo. Noi partiamo da qui perchè il centro storico è stato il simbolo di tante cose belle e positive. Noi vogliamo dire si ad un processo di vita, di riscatto e di libertà di tanti ragazzi, di indipendenza”.
Una battaglia che passa inevitabilmente dalla ricerca di soluzioni preventive e di accompagnamento nel processo d’uscita dalla tossicodipendenza. Fatto sul quale i componenti dell’associazione hanno le idee chiare, proponendo alle istituzioni alcune proposte basate sulla possibilità di ricorrere ai fondi del PNRR sociale. “Dall’esperienza di tanti operatori di strada, avere dei centri di prossimità rappresenterebbe un segno di presenza da parte delle istituzioni per farsi vicine, in maniera competente, ai ragazzi che consumano queste droghe. Persone che hanno bisogno di un ausilio che non si limiti ad una pacca sulle spalle o ad un incoraggiamento. Noi chiediamo l’attivazione dei SERD che non siano limitati solo a tre punti, ma che in una prospettiva più ampia la Regione Siciliana e le istituzioni potrebbero mettere in campo per avvicinarsi a queste persone e alle relative famiglie”.
Lorefice: “Chiesa presente, combattere seminatori di morte”
Una marcia alla quale non è voluto mancare l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. L’alto prelato ha voluto sottolineare l’importanza della presenza degli uomini di chiesa all’interno di simili iniziative per il sociale. “La Chiesa è un insieme di donne e uomini che fanno parte di questa città e ci stanno a partire dalla loro fede. Vorrei ricordare che il cuore della fede cristiana è una visione della storia riscattata dal male. Lì dove ci si incontra con tutti gli uomini e le donne affinchè tutti siano liberi, non può che esserci la Chiesa“.
Emergenza, quella dello spaccio di droga, che colpisce soprattutto i più giovani e le fasce di popolazione più fragili. Fenomeno sul quale Lorefice punta il dito contro quelli che definisce ‘seminatori di morte’. “E’ una piaga certamente sociale – sottolinea l’arcivesco -, che riguarda i giovani e le nuove generazioni. Qualcuno vuole speculare su di loro, pensando di creare una felicità fittizia. Invece noi sappiamo che il crack è devastante. Non possiamo non assumerci una responsabilità verso questo posto, questo luogo che rappresenta il cuore e la bellezza di Palermo, che non deve diventare un luogo dove si semina morte“.
Lotta, quella contro la vendita di stupefacenti, che si intreccia inevitabilmente con la malavita organizzata. “E’ un corteo antimafia senza alcun dubbio. Oltre a chi vuole lucrare sulla pelle dei giovani, è chiaro che la questione rimane quella di un potere da esercitare, che schiavizza. Sappiamo che addirittura a Palermo si uccide per la spartizione dei mandamenti dove spacciare”, ha chiosato Corrado Lorefice.
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