I fatti di via D’Amelio e la storia processuale intorno alla figura di Paolo Borsellino. Questo è l’oggetto del confronto organizzato presso la Biblioteca Comunale di Palermo e dedicato agli avvenimenti del 19 luglio 1992. Una vera e propria strage sulla quale, a trent’anni di distanza, non si è fatta ancora luce.

Trizzino: “Processi travolti da revisione”

Presente all’evento l’avvocato Fabio Trizzino, legale di parte civile di Lucia, Manfredi e Fiammetta Borsellino. “La verità negata nasce da dati oggettivi. I processi “Borsellino-uno” e “Borsellino-bis” che sono stati travolti da una revisione, istituto veramente straordinario del nostro codice di procedura. Vedere due processi di quella portata travolti è una situazione a dir poco imbarazzante non tanto per noi, ma per chi i processi li ha condotti e decisi”.

“Borsellino padre fondatore della Seconda Repubblica”

Durante il dibattito, l’avvocato Trizzino ha commentato anche la recente sentenza del Tribunale di Caltanissetta. Esito che lo ha lasciato perplesso. E, alla luce di ciò, il legale ricorda le abilità del giudice Borsellino nel reperire informazioni, in particolare dalla gestione dei cosiddetti testimoni di giustizia. “Borsellino non si può dimenticare. Io lo definirei uno dei padri fondatori della seconda Repubblica, nata purtroppo sul sangue di Falcone e Borsellino. Quest’ultimo è stato dimenticato con riferimento alle metodologie di lavori. Ovvero la capacità di lavorare con i collaboratori di giustizia. Il dato dei processi travolti per una cattiva gestione dei pentiti dimostra che quei magistrati non hanno saputo seguirli nell’esempio di una professionalità rigorosa”.

Sull’agenda rossa: “Non è stata portata via da Cosa Nostra”

L’avvocato dedica poi un passaggio al destino e all’esistenza della cosiddetta agenda rossa. “L’agenda rossa è esistita. Lucia Borsellino lo ha dichiarato al processo “Borsellino-quater”. E’ un documento che non è stato portato via da Totò Riina o dai sicari di Cosa Nostra che hanno agiro sul campo. Avevano ben altro a cui pensare in quel momento”.

Lucentini: “Borsellino da ricordare sempre”

A trent’anni di distanza, si dibatte sulle celebrazioni in memoria di quanto avvenuto in via D’Amelio. Sull’argomento è intervenuto l’autore del libro “Paolo Borsellino. 1992..la verità negata” Umberto Lucentini. “Il senso alle celebrazioni di via D’Amelio lo può dare ognuno di noi. Paolo Borsellino bisogna ricordarlo sempre. In questo senso, una celebrazione è vera. Limitarsi al 19 luglio come passerella o per mettersi in mostra, per poi dimenticarsi di quello che è successo, non ha senso“.

“Cronaca di una morte annunciata”

In merito ai fatti del 1992, Lucentini si focalizza sugli ultimi mesi di vita del giudice Borsellino. “Paolo Borsellino era una grande amico e collega di Giovanni Falcone. Quando ci fu la strage di Capaci, Borsellino ha capito che anche il suo destino era segnato. Cronaca di una morta annunciata vuol dire appunto che Borsellino sapeva cosa rischia. Le istituzioni che ai tempi rappresentavano lo Stato non sono riusciti a proteggerlo. Un esempio su tutti: in via D’Amelio, dove Borsellino andava a trovare la madre, non c’era una zona rimozione. Questo permise a Cosa Nostra di parcheggiare una Fiat 126 imbottita di esplosivo e di provocare la strage”.

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